IL RISULTATO DEL BALLOTTAGGIO DI TORINO: IL PLAUSO AI VINCITORI

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IL RISULTATO DEL BALLOTTAGGIO DI TORINO: IL PLAUSO AI VINCITORI, IL COMMENTO DEGLI SCONFITTI CHE INCOLPANO GLI ELETTORI NON VOTANTI ANZICHÉ SE STESSI

Paolo Damilano, l’imprenditore prestato alla politica (sebbene titolare da tempo di rilevanti incarichi e concessioni pubbliche) al quale è andato nel secondo turno elettorale poco più del 40 per cento delle preferenze dei votanti, rilasciando le prime dichiarazioni sull’esito del battollaggio che ha assegnato la carica di Sindaco di Torino al candidato del PD Stefano Lo Russo, ha individuato due livelli di responsabilità della propria sconfitta: i cittadini, che si sarebbero arresi, e i partiti della sua coalizione di centrodestra, che sarebbero stati pigri.

Tra le righe delle sue considerazioni, il fatto che il messaggio innovatore della sua candidatura non sarebbe arrivato adeguatamente alle periferie o non sarebbe stato raccolto a dovere dai cittadini che abitano nelle stesse.

Il candidato Damilano, da buon imprenditore, farebbe meglio a portare i propri ragionamenti a conclusione finale, e riconoscere che quando un progetto di determinate ambizioni fallisce è perché non si è investito o non si è voluto investire a sufficienza per fare sì che potesse effettivamente raggiungere i livelli di adesione desiderati.

La qualità e i contenuti di un programma sono importanti, ma nella stessa misura e intensità è decisiva la modalità con cui essi vengono comunicati e veicolati. E qui sono state decisive, per la sconfitta e per la non-mobilitazione delle persone, la presunzione secondo le quali sarebbero bastate le solite pagine facebook autogestite in economia dai candidati, i classici banali santini virtuali o cartacei che la gente comune non vuole più vedere ai mercati o nelle buche delle lettere, le immancabili telefonate della vigilia all’amico dell’amico per invitarlo a recarsi a votare, le insopportabili comparsate urlanti di qualche big nazionale della destra contro lo spaccio e la criminalità diffusa (salvo poi scoprire che se in Italia non si possono più eseguire le espulsioni dei clandestini, la causa è di un decreto del 2011 del leghista Maroni che ha trasformato i rimpatri da forzati a volontari per risparmiare sulla spesa dei biglietti d’aereo per l’allontanamento degli immigrati sorpresi a delinquere, ma tant’è).

Caro Damilano, Lei che è un affermato imprenditore dovrebbe sapere che l’investimento in una buona campagna di comunicazione è decisivo per il successo del progetto che si intende portare avanti, e i partiti che l’appoggiavano oltre che pigri sono stati semplicemente un mix tra spocchia e avarizia, poiché per condurre un messaggio a destinazione, e per favorire un buon grado di adesione del pubblico al progetto, occorre affidarsi a professionisti del mercato e del marketing e dell’informazione sociale capaci di arrivare veramente a quanti sono sfiduciati e incerti.

Invece molti dei Suoi candidati si sono presentati con l’idea di non poter o di non volere investire risorse, nonostante disponessero di laute rendite famigliari o di emolumenti pubblici non bassi. Se la corsa per il Comune è stata da molti di questi intesa come uno sport amatoriale da praticare a costo zero (e zero in molti casi sono state le preferenze di candidati al consiglio comunale), allora non si straccino le vesti per la sconfitta – sconfitta che si riproporrà tra 5 anni con questo stesso atteggiamento – e non diano a terzi una colpa esclusivamente propria, perché per fare partecipare il pubblico a una competizione occorre anzitutto informarlo e motivarlo con messaggi concreti e personalizzati che lo coinvolgano davvero. Non basta avere una pagina su facebook, è come avere in molti casi il volante di un’auto ma non saperla guidare o non sapere dove andare. Si va a sbattere, in questo caso verso l’iceberg dell’astensione e della sconfitta.

Bastian Contrario