Il Vietnam festeggia il 75mo anniversario dell’indipendenza

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Il 2 settembre 1945, Hồ Chí Minh proclamava in piazza Ba Đình (Hà Nội) la nascita della Repubblica Democratica del Vietnam (Việt Nam Dân Chủ Cộng Hòa). Tale risultato fu ottenuto a caro prezzo dal popolo vietnamita, reduce da anni di lotte contro i colonialisti francesi e gli invasori giapponesi portate avanti dalla Lega per l’Indipendenza del Vietnam (Việt Nam Độc lập Đồng minh), meglio nota come Việt Minh, fondata nel maggio del 1941.

Il Vietnam era stato oggetto della colonizzazione francese fin dalla metà del XIX secolo. Sin da allora, videro la luce numerosi movimenti per la liberazione del Paese dagli stranieri, che andarono ad intensificarsi nei primi decenni del ‘900. Tuttavia, il potere coloniale francese restava ben saldo su tutta l’area della cosiddetta Indocina francese, che comprendeva anche il Laos e la Cambogia. L’occasione per liberare il Paese venne con lo scoppio della seconda guerra mondiale, quando i francesi furono costretti a cedere i propri territori coloniali al Giappone.

Il 22 settembre 1940, Jean Decoux, il governatore generale francese nominato dal governo di Vichy dopo l’occupazione nazista della Francia settentrionale, concluse un accordo con i giapponesi che di fatto cedeva all’impero nipponico la colonia dell’Indocina. Tale accordo, infatti, consentiva lo stazionamento di 30.000 truppe giapponesi in Indocina e l’uso di tutti i principali aeroporti vietnamiti da parte dell’esercito imperiale. Il Vietnam divenne così il centro nevralgico del progetto espansionista giapponese, volto a controllare tutta l’Asia sud-orientale.

Nel marzo del 1945, i giapponesi vennero meno all’accordo stipulato da Decoux, e decisero di prendere direttamente possesso del Vietnam, escludendo i francesi, visto che i nipponici temevano una rivolta da parte di questi ultimi dopo che la Francia era stata liberata dall’invasione nazista. In risposta, i francesi tentarono di ristabilire il potere monarchico vietnamita, permettendo a Bảo Đại, l’ultimo imperatore della dinastia Nguyễn, di dichiarare l’indipendenza e di stabilire il proprio governo nella città di Huế. Tuttavia, la proclamazione del luglio 1945 non ebbe alcun effetto, dal momento che il Paese restava sotto il controllo militare dei giapponesi.

Ben diversa era invece la posizione del Việt Minh, composta da diverse forze indipendentiste ma guidata soprattutto dal Partito Comunista Indocinese (Đảng Cộng sản Đông Dương) di Hồ Chí Minh, che voleva un’indipendenza reale, e non la nascita di uno stato fantoccio. In un primo momento, la tattica del Việt Minh fu quella di collaborare con le forze francesi in funzione anti-giapponese, cercando allo stesso tempo di strappare la promessa dell’indipendenza al termine del conflitto. Il Việt Minh continuò le proprie operazioni in modo clandestino, sabotando in vari modi i giapponesi, fino all’agosto del 1945. Resosi conto che la guerra stava volgendo al termine e che il potere dei giapponesi non sarebbe durato a lungo e che il Giappone sarebbe stato sconfitto, Hồ Chí Minh proclamò alla conferenza di Tân Trào del 13 agosto l’insurrezione generale, oggi nota come rivoluzione d’agosto (Cách mạng Tháng Tám).

Nel giro di poco tempo, il Việt Minh prese il controllo di Hà Nội, la più importante città del Vietnam settentrionale. Il 2 settembre, come detto, Hồ Chí Minh dichiarò l’indipendenza del Paese e la nascita della Repubblica Democratica del Vietnam, con capitale Hà Nội. L’imperatore Bảo Đại aveva già abdicato il 26 agosto, rifugiandosi ad Hong Kong – salvo poi riappropriarsi del trono in quello che sarà il Vietnam del Sud tra il 1949 ed il 1955.

Meglio organizzato e forte di un grande sostegno popolare e della sapiente guida di Hồ Chí Minh, il Partito Comunista si impose come forza egemone tra quelle che avevano preso parte al Việt Minh. Inoltre, i comunisti ebbero la meglio sul Partito Nazionalista Vietnamita (Việt Nam Quốc dân Đảng), che si ispirava ai nazionalisti cinesi del Kuomintang. I membri del VNQDĐ si rifugiarono prevalentemente in Francia e in Cina, ma non mancarono coloro che decisero di passare tra le fila del Partito Comunista.

In seguito alla dichiarazione d’indipendenza, Hồ Chí Minh invitò i francesi ad abbandonare pacificamente il Paese. All’inizio del 1946, le parti stipularono un accordo provvisorio che prevedeva il riconoscimento del governo di Hà Nội ed il ritiro delle truppe francesi dal territorio vietnamita nell’arco di cinque anni. Tuttavia, l’accordo prevedeva anche la permanenza del Vietnam all’interno dell’Unione Francese con lo status di stato libero. In realtà, Parigi non abbandonò mai il progetto di riappropriarsi della propria colonia: nel giugno del 1946, infatti, Georges-Thierry d’Argenlieu, l’alto commissario per l’Indocina, proclamò la nascita di una repubblica autonoma in Cocincina, la parte più meridionale del Vietnam, mentre nel mese di novembre la marina francese bombardò Hải Phòng, porto situato nella regione settentrionale del Paese.

La proclamazione d’indipendenza, dunque, non si tradusse né nella pace né nell’unità del Paese sotto un governo sovrano. Al contrario di molti altri Paesi, il Vietnam dovette affrontare guerre ancora più tragiche e sanguinose dopo la fine della seconda guerra mondiale. Il bombardamento di Hải Phòng può infatti essere considerato come l’inizio della guerra d’Indocina, scatenata dai francesi per riprendere possesso delle proprie colonie asiatiche. Nel 1949, come anticipato, tentarono anche di restaurare la monarchia della dinastia Nguyễn, assegnando il trono del neoproclamato Stato associato del Vietnam a Bảo Đại.

La guerra d’Indocina si sarebbe conclusa nel 1954, con la fragorosa sconfitta dei francesi nella battaglia di Ðiện Biên Phủ ad opera dell’esercito del generale Võ Nguyên Giáp. Tuttavia, il Vietnam resterà diviso in due fino al 1975, a causa soprattutto dell’intervento degli Stati Uniti, che si proposero di sostituire la Francia come potenza coloniale nella regione indocinese rafforzando il governo fantoccio del Vietnam del Sud, che nel 1955 sarebbe diventato una repubblica. I vietnamiti dovettero dunque aspettare altri trent’anni di conflitti prima di poter dire di essere finalmente liberi e riuniti sotto un’unica bandiera, quella dell’odierna Repubblica Socialista del Vietnam.

La ricorrenza del 2 settembre ha dunque il doppio significato di ricordare l’indipendenza del Paese, ma anche l’inizio di un nuovo travagliato trentennio di conflitti. La festa nazionale del 2 settembre non sarebbe tale senza quella del 30 aprile, data nella quale si commemora la riunificazione nazionale, che a sua volta non avrebbe mai potuto avere luogo senza la dichiarazione d’indipendenza: per questo il Vietnam celebra due festività nazionali, in occasione delle due date più significative nella storia contemporanea del Paese.                                                                                                                       fonte