Ildefonso Falcones – Il pittore di anime – Milano, Mondadori, 2019, 686 p. (180)

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Prova un sottile piacere culturale, frammisto ad una certa curiosità, chi ama i libri e poi uno di questi appare, inatteso, sceneggiato in TV mentre, per caso, sta leggendo un altro libro dello stesso autore, molto bravo nel “trattare” i sentimenti umani, lo scrittore Falcones, che non conoscevamo.
Il film si intitola La cattedrale del mare, un bell’intreccio di sentimenti umani, storia, soprusi, vendette e religione, mentre il libro di cui oggi parliamo – pur avendo gli stessi ingredienti – è più centrato su una sfortunata storia d’amore che vive tra rimorsi, casualità e senso artistico, ambientato in una Barcellona di inizio Novecento (1901—1932), in cui la fame, la povertà e le ingiustizie condizionano pesantemente il regolare svolgersi degli eventi, creando un romanzo per certi versi paradossale, per altri intrigante e gradevole, animato da continui alti e bassi emotivi causati dai capricci degli avvenimenti figli dei capricci dell’insondabile storia/sorte.
Nel lusso dei ricchi, il protagonista Dalmau, ceramista pittore, nato in una famiglia di anarchici, per le sue indubbie capacità tecniche viene preso sotto la protezione di “Manuel Garcia, fàbrica de azulejos”, moralista, un po’ bigotto, la cui famiglia, moglie in testa, doňa Celia, seguita dalla figlia, Ursula – quest’ultima per l’età e l’inesperienza attratta però dal giovane – non ama il giovane per il suo vivere trasandato, fuori dalla Chiesa e per le idee a loro lontane.
Un lusso che però dentro di sé Dalmau non ha mai accettato, e vive con la madre, Josefa, vedova, la sorella, Monserrat, molto attiva nelle tante lotte per la giustizia sociale e i diritti degli operai, ma soprattutto contro la Chiesa – “oppio dei popoli” e al soldo dei ricchi – e la fidanzata, Emma, anch’essa molto attiva negli scioperi. Con alti e bassi la vita procede fino a quando Monserrat viene arrestata e Ursula provoca e ricatta Dalmau con approcci furtivi e senza sbocco in concreti atti sessuali. Questi due avvenimenti si intrecciano con la conoscenza di due ragazzini, Maravillas e suo “fratello”, due trinxeraires, “poverissimi figli della strada”, molto furbi e approfittatori egoisti, come la strada insegna ad essere. Saranno proprio loro, lei soprattutto, a far precipitare le cose, ad allontanare Emma da Dalmau, tradire e salvare la vita a lui, ed infine far ricongiungere i due giovani amanti dopo un serie di peripezie e sofferenze senza fine, che passano attraverso la morte di Monsrrat su una barricata, le peripezie politico-amorose di Emma, la “morte e la resurrezione” sociale di lui, caduto nell’abisso dell’alcool e della droga e la riscossa sociale verso don Manuel che dopo averlo incolpato della morte della figlia, licenziato e perseguito per non fargli trovare un altro lavoro, è costretto a chiedergli, lui diventato un artista famoso, di autenticare alcuni suoi disegni giovanili per salvare l’azienda che sta fallendo.
Questi e tanti altri ancora sono gli avvenimenti ed i fatti, su uno sfondo di una Barcellona in crescita sotto l’influenza di grandi artisti ed architetti: Gaudì, Ramon Casas, Lluis Domènech ed un giovane Picasso, artisti immersi in un Moderno che sta creando la Sagrada Familia, casa Batlò, il Palau de la Mùsica,.. ma nel libro si narrano anche le sofferenze popolari per i tanti morti nella guerra che la Spagna intentò contro i berberi del Rif, per il solo vantaggio dei ricchi, della successiva Settimana Tragica di Barcellona e della Catalogna in cui furono bruciati, nella sola città, 80 edifici religiosi ma senza danno alle persone, avvenimenti che molto hanno condizionato la storia di questo popolo autonomista, che si è sempre sentito libero e diversi dal resto della Spagna.
Un libro che mi sento di consigliare di leggere a tutti.

Franco Cortese Notizie in un click