In Cile proteste per promuovere l’aborto, ma il governo non cede

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In queste settimane si stanno svolgendo con sempre più frequenza molte manifestazioni per chiedere ulteriori liberalizzazioni dell’aborto in Cile. In Argentina, invece, un crescente numero di medici, infermieri e specialisti si dichiarano anti abortisti, dove il solo partito e la sola coalizione di ‘Sinistra’ ha imbracciato i temi del femminismo e dell’aborto libero in vista della campagna elettorale del prossimo autunno. .

La voce del buon senso Due facce di un Sud America sempre più terra di lotta per le organizzazioni internazionali pro aborto. Migliaia di persone tra cui molte giovani immigrate hanno marciato a Santiago del Cile e a Valparaiso con lo slogan “L’aborto libero sarà antirazzista o non sarà”. L’iniziativa era nata dall’aborto forzato di una immigrata che era in attesa del permesso di soggiorno e proveniva dal Venezuela. Il paradosso drammatico dell’intera vicenda è che quella donna non voleva per nulla abortire, tuttavia, suo malgrado quella tragedia ha ridato fiato ai movimenti femministi per chiedere ulteriori spazi di liberalizzazione dell’aborto nel paese. In Cile, vale la pena ricordarlo, l’aborto è già concesso quando la vita o la salute della madre sono in pericolo o quando la gravidanza è frutto di uno stupro.

La verità è chiara: dopo la vittoria elettorale di Pinera lo scorso anno e la dura sconfitta della Bachelet, artefice durante i suoi due mandati di moltissime legislazioni pro aborto, pro gender etc., la sinistra cilena si sente orfana e senza leader che possano contrastare la coalizione di centrodestra oggi al Governo. Infatti le parole delle organizzatrici delle marce per l’aborto lo dimostrano: «Oggi, la lotta antirazzista unita a quella dell’aborto libero si manifesta contro le politiche razziste, xenofobe e misogene che lo Stato cileno, ed in particolare questo governo di destra e neoliberale, hanno introdotto nel nostro Paese».

Nonostante marce e proteste che talvolta si organizzano, Pinera e il suo Governo che non ha una chiara maggioranza parlamentare, sta lavorando bene e allargando la propria coalizione a neonati partiti chiaramente pro vita e pro famiglia in vista delle prossime elezioni che si terranno nel 2021. Ad oggi, la speranza di un ritorno di un Governo di sinistra in Cile sono pari a ‘zero’, mentre i timori giustificati che una prossima vittoria del centrodestra possa favorire ripensamenti legislativi e riforme a favore della vita umana sin dal concepimento e della famiglia naturale sono molto più che probabili. Così si spiegano le proteste e le urla scomposte dei promotori dell’aborto cileno, cioè della morte dei nascituri.

Luca Volontè