In Italia la fascia dell’astensione è uguale o superiore al 40% dei votanti

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Una situazione simile a quella di altri paesi, ma che nel nostro è relativamente nuova.

Molti potenziali votanti non si sentono rappresentati dall’attuale classe politica e, francamente, è difficile trovare argomenti per ribaltare tale convinzione. Alla situazione hanno contribuito notevolmente due fattori:
le bizantine leggi elettorali che si sono succedute negli ultimi 30 anni, motivate esclusivamente dalle convenienze di questa o quella parte politica, nell’approssimarsi delle elezioni. Leggi elettorali che hanno dato un potere enorme alle segreterie dei partiti, togliendolo ai votanti e riempiendo il parlamento di nominati.
Il secondo fattore, lo scollamento totale fra la società politica e la società civile che ha impedito alla prima, raccogliere le istanze della seconda e conoscerne le reali esigenze.
Il politico italiano vive su un altro pianeta. Conosce poco i problemi reali della gente, chiuso in una sfera di privilegi che sono andati aumentando sempre di più nel tempo. Il risultato si è concretato in una totale disaffezione alla partecipazione, di quasi la metà dei votanti. I quali vedono la politica non come rappresentanza ma come un corpo estraneo di cui non fidarsi. Un fatalismo che trova sostanza nel non voto e nelle ricorrenti frasi “sono tutti uguali”, “che voto a fare, tanto non cambia niente”.

La parte politica più danneggiata da tutto ciò è, indubitabilmente, la sinistra. L’astensionismo si colloca, quasi totalmente, nei settori economicamente più deboli della società italiana. Questi voti vanno recuperati. Fa bene Conte ad andare fra la gente. Le persone ed i loro reali problemi ed esigenze, hanno bisogno di rappresentanza e noi dobbiamo dargliela. Non basta però farsi vedere, parlare, raccogliere indicazioni, bisogna agire. Sarà nostro compito aprire battaglie sui grandi temi sociali. Non solo sul lavoro, parola troppe volte abusata ed usata come grimaldello e scusa per fare digerire vere e proprie infamie (vedi Job’s Act), ma su tutto quello che incide nella carne e sangue delle persone e sulla qualità della vita delle stesse. Dalla disabilità ai soprusi della Pubblica Amministrazione. Dalla sanità pubblica, all’accesso gratuito allo sport. Dall’acqua pubblica al diritto al cibo. E 100 altri temi ancora.
La proposta concreta di leggi che vadano in questa direzione, stanerebbe chi, soprattutto i Renziani del PD, queste cose non le vuole. Il PD sarebbe costretto ad inseguire, pena il dissolvimento del suo pozzetto di voti, molti astensionisti si riavvicinerebbero al voto. Sui reali problemi della gente vanno aperte battaglie, per poter vincere la guerra. È la strada maestra e Conte lo ha capito. Inclusione può essere la parola magica, ma solo se sarà accompagnata da una lotta senza quartiere sui diritti sociali, da troppo tempo ormai, trascurati ed occultati.
Il silenzio assurdo dei media sul successo di partecipazione, sui bagni di folla, del tour di Conte, incredibile se paragonato alle migliaia di servizi dei telegiornali dedicati ai selfies con la gente di Salvini, dice chiaramente che questa è la strada giusta.
Giancarlo Selmi