“Introdurre marker di cancerogenicità nei fanghi da depurazione utilizzati in agricoltura”

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Cultivated land in a rural landscape at sunset

La capogruppo fa seguito alle risposte fornite dalla Giunta a un precedente atto ispettivo e auspica una revisione della normativa vigente sui fanghi di spandimento

Introdurre specifici marker di cancerogenicità dei fanghi che vengono sparsi sui terreni agricoli. Lo chiede Giulia Gibertoni in un’interrogazione rivolta alla Giunta. La consigliera, rifacendosi alle risposte fornite dall’esecutivo regionale a un precedente atto ispettivo, puntualizza come la produzione di questo residuo dell’attività di depurazione “sia equivalente a 50mila tonnellate di sostanza secca ogni anno che vengono ancora utilizzati per circa un terzo in ambito agricolo”.

Per Gibertoni, alla pratica dello spargimento sui campi, sarebbe da preferirsi il transito “verso alternative ecologiche virtuose e soprattutto più sicure, dal punto di vista dell’impatto sanitario. L’uso agricolo è molto preoccupante per gli inquinanti che i fanghi contengono e in particolare per il loro contenuto in IPA, idrocarburi policiclici aromatici, che sono notoriamente cancerogeni”. In via più generale, la capogruppo sollecita la Regione ad adoperarsi in tutte le sedi opportune per una revisione completa della attuale normativa sui fanghi di spandimento, oltre a bandire progressivamente, “in nome di una vera e non solo teorica transizione ecologica, lo spandimento dei fanghi da depurazione dai campi agricoli e privilegiare il loro utilizzo nella produzione di energie rinnovabili, di biogas, di biomateriali e di bioplastiche”.

(Luca Boccaletti)