Iraq, l’eredità del 2003

0
22

La seconda guerra del Golfo iniziata la mattina del 20 marzo 2003 dopo un ultimo rifiuto di Saddam Hussein di abbandonare il potere e andare in esilio, la caduta del raìs, la guerra civile seguita all’invasione americana e l’arrivo dell’IS hanno soffocato l’Iraq, che dopo un recente e lungo stallo politico e rinnovate, violente proteste, rischia di avere davanti a sé un futuro ancora molto cupo

Per economisti ed esperti di politica la prima causa è la corruzione, la peggiore piaga nel paese.

L’Iraq sembra un paese maledetto. Tutte le volte che, cadendo, prova a rialzarsi, cade di nuovo. Indebolendosi sempre di più, schiavo della sete di potere di molti. “Dal 2003 ci sono stati cambiamenti importantissimi, sia buoni che cattivi.

Quelli negativi però sono i problemi di sempre, come la corrente che spesso manca, le strade da rifare, l’analfabetismo, e poi i diritti umani che non vengono rispettati. Le persone vengono ancora arrestate, sequestrate o scompaiono…molti iracheni oggi dicono che si viveva più pacificamente sotto Saddam. Non meglio, ma più pacificamente”.

A sostenerlo è Mazin Al Eshaiker, politico indipendente iracheno-americano, ed esperto di economia, fuggito ancora adolescente in California, perché i genitori temevano che “parlasse troppo”, criticando apertamente il governo. Una pratica pericolosa quando comandava il raìs, ma con la sua caduta, Al Eshaiker ha deciso di tornare in patria.