Joȅl Dicker – La scomparsa di Stephanie Mailer – Milano, La nave di Teseo, 2018, 708 p. (189)

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Avete mai pensato, magari leggendo un romanzo giallo ben scritto, di far lavorare insieme Poirot, Sherlock Holmes, Maigret e magari il tenente Colombo?

Ebbene, il romanzo giallo di questo “giovane ginevrino” è talmente ingarbugliato, intrecciato (forse contorto) e si sviluppa su così vari fronti che viene spontaneo dire che nemmeno quelle menti acute e anticriminali, tutte insieme, saprebbero sgarbugliare la complicata matassa che l’autore tesse, ambientandola in due momenti diversi: il 30 luglio 1994 ed il 3 giugno 2014. E non è finita qui: con una decina di morti sparse qua e là – tranne una, legate tutte allo stesso capo primario del filo – gioca, forse fin troppo, con i flash-back, riandando a ritroso, ritornando al presente, lasciando un personaggio per poi riprenderlo…, descrivendo piccoli fatti in un apparente saltabeccare senza senso per poi – alla fine, solo alla fine! – ricondurre il tutto alla trama iniziale, ricomporla e “mettere le cose a posto”. Per la verità – il numero delle pagine vergate lo prova – è anche un po’ prolisso, ma ciò non appesantisce più di tanto la vicenda, o meglio le varie vicende apparentemente staccate l’una dall’altra, con pochi o senza alcun legame tra esse.

Nelle penultime pagine gioca pure con la logica del lettore. Facendo capire, indirizzando e “suggerendo”, attraverso indizi oculatamente predisposti, un certo colpevole che, puntualmente, quando rintracciato ed interrogato si scopre essere innocente. Insomma, un bravo giallista che sa bene cosa fare e da quali sentimenti, istinti e comportamenti umani attingere le motivazioni a giustificare quei fatti.

La trama, in sintesi estrema, si apre con un quadruplice delitto in una cittadina americana alle porte della grande N.Y., nel 1994, durante l’annuale “Festival teatrale”, delitto incomprensibile ed interpretato con motivazioni che si riveleranno poi errate; comunque il caso si chiude con due bravi poliziotti premiati, fino a quando una giornalista, Stephanie, appunto, rimprovera uno dei due, il capitano, di aver sbagliato assassino, nonostante tutti gli indizi e le prove a suo carico, rimproverandogli di “…non avere visto ciò che invece era sotto gli occhi di tutti…” e che “…la notte buia” è collegata proprio al famoso “Festival teatrale” che anche in quell’anno, 2014, è in preparazione. Il poliziotto non dà molta importanza alle sue parole fino a quando questa scompare e ne viene poi ritrovato il corpo nel vicino lago. Si sviluppano così le prime indagini con tutte le complicazioni di cui sopra, senza che il lettore riesca mai a capire cosa sta accadendo né tanto meno sospettare il perché di quelle morti che si succedono. O meglio, si fa un’idea del perché ma non riesce a collegare logicamente il tutto… perché il tutto è tremendamente, volutamente e scientemente, complicato dallo scrittore. Ad indagare, sono Jesse Rosemberg, capitano della polizia di stato e due colleghi: Anna Kanner la vice comandante della polizia locale ed il suo collega d’allora delle indagini, il sergente Derek Scott, che incontreranno numerose difficoltà nel corso delle indagini. Per questo è nata l’idea di voler far indagare quei grossi nomi della letteratura di genere. Ovviamente ognuno dei poliziotti ha una sua vita privata, anch’essa proposta ai lettori, e dovrà combattere anche contro questa oltre che con i fantasmi di quella cittadina, Orphea, funestata dai delitti.

La “lunga” lettura è scorrevole, il senso della realtà sempre presente… ma non tutto è come sembra e non tutti sono del tutto innocenti o del tutto colpevoli.

Franco Cortese Notizie in un click