LA BOLLETTA RISCHIA DI SPEGNERE L’HORECA IN ITALIA: QUI L’AGENDA DRAGHI NON SI È VISTA

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Gli aiuti governativi coprono in media appena il 6 per cento dei maggiori oneri a carico delle utenze aziendali dei pubblici esercizi

I provvedimenti assunti dal Premier dimissionario hanno attutito solo in minimissima parte gli effetti dei rincari sulle tariffe energetiche, stabilendo però dei criteri che hanno escluso troppe aziende dai benefici a causa di sforamenti anche minimi nei consumi di gas e luce. Cosicché il nostro Paese vive il più classico dei paradossi apparenti: è nel pieno della ripresa della stagione turistica, la prima senza restrizioni dopo la pandemia da covid scoppiata nel 2020, ma nonostante incassi elevati il settore rischia di lavorare in perdita e di dover capitolare in almeno un caso su tre.

Un paradosso di cui si è fatto interprete Giancarlo Banchieri, torinese, imprenditore alberghiero e della ristorazione e vicepresidente nazionale di Confesercenti, esibendo una bolletta praticamente triplicata in un solo mese e salita a oltre 30.000 euro al confronto con lo stesso periodo dell’anno prima.

Le attività economiche che fanno parte dell’ambito HORECA, e che prima della pandemia arrivavano a occupare – tra dipendenti e autonomi – fino a 1,4 milioni di persone nei mesi di alta stagione, non rientrano nella classificazione di aziende energivore, e quindi non possono neppure beneficiare degli annessi sgravi finalizzati al recupero di una parte dell’onere della bolletta.

Una circostanza, quest’ultima, che sta portando alcune associazioni di categoria a richiedere correttivi immediati a un governo seppure dimissionario ma tuttora formalmente in carica sia per la gestione degli affari correnti sia per l’adozione di eventuali provvedimenti di indifferibile necessità e urgenza. Se si considera che sul piano tecnico, una volta che si sarà votato per eleggere il nuovo Parlamento il 25 settembre prossimo, le procedure costituzionali e regolamentari comportano che il successore di Draghi si potrà insediare non prima della fine di ottobre, si comprende senza bisogno di ulteriori specifiche quanto sia importante agire già dalla fine del prossimo mese in uno scenario che potrebbe entrare in sofferenza fra quattro o cinque settimane.

Analizzando oggi i programmi con cui i vari partiti e schieramenti si presentano al voto, la percezione è quella di trovarsi di fronte a proposte alcune delle quali sì meritorie e interessanti, ma destinate in ogni caso a materializzarsi solo a seguito di particolari investimenti economici e tecnologici a opera del governo e degli enti statali partecipati. Mentre invece sarebbero necessari provvedimenti di finanza pubblica, ovvero di modificazione dei sistemi di calcolo delle tariffe e delle bollette, volti ad ampliare a tutto il settore HORECA lo status di realtà “energivore”, quanto meno fino a che l’emergenza internazionale si protrarrà, o ad applicare un tetto sociale alle tariffe vincolando gli extra profitti delle società energetiche a partecipazione pubblica sia statale che locale.

Le indagini congiunturali svolte da associazioni di categoria come Confesercenti, Federalberghi e federazione italiana pubblici esercizi Fipe, basate sui dati della ricerca della società Cerved a proposito delle aziende vulnerabili e fragili, hanno messo in evidenza che le imprese operanti nella gestione di alberghi, agriturismi, bar ristoranti, agenzie di viaggio, sono a rischio di contrazione economica, sofferenza e cessazione in una forbice che va da un caso su 5 a uno ogni tre.

Dir. politico Alessandro ZORGNIOTTI