LA BUONA POLITICA

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Nel vedere, con sempre maggiore disgusto , l’ attuale “ teatrino della politica , fatto di selfie, improbabili “ contratti con gli Italiani “, incitazioni all’ odio, meri proclami di stampo populista,falsa democrazia sul web,ho iniziato a rileggere un piccolo libro. Inoltre ho ripescato dalla memoria le immagini che ricordo di una trasmissione che si chiamava “ tribuna politica “. Questo programma, nato negli anni 60, e condotto da Jader Jacobelli, metteva a confronto, in un momento difficile del Paese, in un modo serio e costruttivo, le varie forze politiche. IL libro è stato scritto da Paolo Pombeni che regala il suo ultimo lavoro intitolato coraggiosamente La buona politica. L’autore scrive che lo stimolo per questo agile volume edito da “Il Mulino” gli è venuta dalla lettura dell’Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam e viene spontaneo pensare che occorra davvero un po’ di santa pazzia per parlare oggi di “buona politica”. Eppure, se la vecchia politica è irripresentabile e la nuova politica delude o inquieta, e allora è proprio la via della buona politica l’unica ragionevole strada. Pombeni, professore emerito dell’università di Bologna, è uno storico autorevole (sua, tra mille altre imprese, è l’edizione critica degli scritti e discorsi politici di Alcide De Gasperi) e uno studioso tra i più acuti dei sistemi politici e del loro funzionamento . Nel libro l’ autore espone alcune sue interessanti considerazioni, riporto fedelmente due dei tanti temi affrontati nel trattato.
Ragione e passione. “Se vogliamo avere una buona politica è necessario invece riuscire a compattarci, per quanto in maniera dialettica, nel volere una politica razionale, senza per questo privarla della passione per l’ideale. Ragione e passione sono i pilastri della buona politica, a patto che sappiamo che non si può scambiare per ragione tutto quello che passa per il cervello e per passione tutte le esaltazioni, per non dire i fanatismi, di chi opera in questo campo: anche se la passione vera rimane essenziale se si vuole, come si sarebbe detto una volta, che la storia vada avanti”.
Confronto. “E’ qui che si presenta il pericolo che (…) si lasci lo spazio a chi ha in mano la facile scorciatoia per costringere una comunità a compattarsi momentaneamente: creare l’angoscia del dissolvimento denunciando l’assalto di uno o più nemici. (…). La ragione politica deve prendere molto sul serio questo pericolo, e ricominciare con lena l’opera di costruzione di una coscienza comune che rilanci il valore del governo attraverso il confronto.
come strumento più adatto per creare quella sintesi finale di identità e di valori indispensabile perché si sia consapevoli di vivere in una comunità che ha sì un destino comune, ma che deve essere.
Ottimi spunti per una” nuova politica “, il ritorno ad un’ etica necessaria, a comportamenti responsabili, questo è quello che chiedono i cittadini.