La mozione di sfiducia a Salvini arriva in Aula, ma il 12 settembre

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Grazie all’appoggio del M5s la mozione di sfiducia individuale presentata dal Pd nei confronti di Matteo Salvini non verrà discussa prima di settembre. Più precisamente, secondo quanto stabilito oggi dalla conferenza dei capigruppo, la mozione verrà discussa alla Camera nel pomeriggio del 12 settembre.

Una decisione ben lontana da quanto chiesto dai dem, che dopo aver annunciato la mozione una settimana fa, subito dopo l’informativa di Giuseppe Conte al Senato sul caso Russia gate, avevano richiesto una calendarizzazione urgente e dunque un approdo in Aula già nel mese di agosto.

Un’istanza rigettata due giorni fa dalla conferenza dei capigruppo, nella quale la mozione era stata rinviata a “data da destinarsi” e nella quale ai voti della Lega si sono uniti quelli del M5s – che nonostante le scaramucce quotidiane hanno dunque preferito, in questa circostanza, stare dalla parte dell’alleato di governo – insieme a quelli di Forza Italia e di Fratelli d’Italia.

Una decisione contro cui si è scagliato tutto il Pd, con il segretario Nicola Zingaretti che ha accusato i pentastellati di essere “Parolai, schiavi e buffoni”, ricordando come lo stesso presidente Fico avesse chiesto al ministro di andare in Aula.

E di “pericolo precedente” ha parlato, in un duro intervento in Aula a proposito della decisione di rinviare la mozione di sfiducia, il deputato dem Enrico Borghi. Borghi ha evidenziato come “per la prima volta una mozione di sfiducia viene procrastinata a data da destinarsi”, prendendosela in particolare con i Cinquestelle accusati di fare il gioco di Salvini e di consentirgli “di scappare una volta di più per non rispondere al Parlamento e al Paese”.
“È questa la vostra rivoluzione?”, ha chiesto polemico Borghi.

Oggi la decisione dei capigruppo ha sciolto il nodo e deciso una data, stabilendo di discutere una mozione di sfiducia quasi un mese e mezzo dopo la sua presentazione, nonostante i gravi motivi che hanno spinto alla alla sua presentazione, e cioè, come ricordato in Aula dal Pd, “la richiesta al ministro Salvini di rispondere al Parlamento e al Paese dei rapporti oscuri tra il suo partito e potenze straniere”.