LA POLITICA ALLE DONNE

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Kamala Harris è la prima donna vicepresidente degli Stati Uniti.
Ed era ora. Prima che fosse tardi.
Siamo infatti nel 2020 e solo oggi una donna è arrivata ad una carica così alta per un Paese strategico come gli Stati Uniti.
Siamo nel 2020 e consideriamo una notizia, e non la normalità, che una donna sia vicepresidente degli Stati Uniti.
Ci stiamo evolvendo con lentezza.

In politica ci sono ancora molti, troppi, uomini. E questo stato di cose va cambiato al più presto non solo attraverso atti che tutelino e liberino la strada, lastricata di ostacoli, che devono affrontare le donne, ma è importante anche che muti la visione che le donne hanno di loro stesse.
Possono, devono dedicarsi alla politica.

Non solo noi donne possiamo e sappiamo fare politica (ovviamente), ma dobbiamo. È importate. È utile e necessario. È il mondo ad averne bisogno, come la società ha bisogno della nostra presenza ed essenza.

Del resto la storia ci insegna che la politica affidata da secoli ai soli uomini ha manifestato chiari ed evidenti segni di debolezza e di fragilità.
Si, proprio così. Ed è sotto gli occhi di tutti.
La mancanza delle donne nelle scelte politiche, nelle strategie, nella visione dei Paesi indebolisce.
La presenza delle donne invece arricchisce e aggiunge.
Lo stiamo vedendo in Europa e, per fortuna, piano piano, anche in Italia.
Donne e giovani. Ecco cosa serve.

Abbiamo affidato al sesso maschile per secoli, da sempre, l’intero destino del genere umano, dalla religione alla politica. E non mi pare che questa scelta ci abbia consegnato un mondo migliore.
Serve infatti una visione d’insieme.
Serve anche, forse sopratutto, la visione che le donne hanno del mondo e del genere umano.
Serve per sentire e non solo per vedere un popolo.
Serve per accogliere e non solo per difendere le persone.
Serve per tutelare l’ambiente non solo per abitarlo.
Serve per voler far tornare i propri figli dalla guerra e non per mandarceli.

Barbara Floridia