La seconda vita di Susanna

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Tre giorni fa, a Treviso, all’assemblea su donne e sindacato, la sala era gremita. Ospite d’eccezione Susanna Camusso che ha concluso l’incontro tra gli applausi di centinaia di delegate e militanti. Un intervento monumentale, dice chi era presente. Alle donne – e alle politiche internazionali – l’ex segretaria della Cgil (la prima donna nella storia del sindacato) sta dedicando tutto il suo impegno, in stretto rapporto col vasto mondo dei movimenti femministi, dopo aver lasciato per scadenza di mandato la carica di segretaria generale.

La sua vita alla guida della Confederazione di Corso Italia non è stata semplice: ha dovuto affrontare uno dei periodi più complicati della storia del sindacato: la fase dell’austerità di Monti e del memorandum europeo, la dottrina della disintermediazione renziana, lo snodo populista che ha attraversato esponendosi ad attacchi violentissimi. Memorabile la bufala, che è girata per anni, di una sua pensione da 300.000 euro all’anno (a proposito, non è ancora in pensione). Ha navigato in acque impetuose nei momenti in cui, da più parti, si chiedeva addirittura la chiusura del sindacato o comunque un suo forte depotenziamento. E alla fine ha condotto la Cgil alla svolta landiniana, da lei promossa e fortemente voluta, tra le resistenze di tanti che oggi riconoscono il valore di quella scelta. La sua battaglia contro il Jobs Act, la raccolta di tre milioni di firme per il ripristino dell’articolo 18, la carta dei diritti universali (tutti i lavoratori devono avere uguali diritti a prescindere dal rapporto di lavoro), valgono, da sole, una carriera sindacale.

Alla condizione delle donne, per la verità, Susanna Camusso ha sempre dedicato gran parte del suo impegno già promuovendo, nel corso del suo mandato, la fortunatissima formula delle “Belle Ciao”. Si dichiara convintamente femminista perché “la libertà delle donne è il metro di misura della democrazia di un paese”, ha organizzato le “barricate” contro il ddl Pillon, si è schierata con forza al fianco delle combattenti curde (indimenticabile l’articolo pubblicato su questo blog): “Il messaggio che manderei alle giovani e che ripeto spesso anche a mia figlia – disse una volta alla Casa Internazionale delle Donne di Roma – è che la battaglia per l’eguaglianza per le donne è un esercizio collettivo, è di per sé un cambiamento e che non è vero che parole come femminismo sono vecchie. Sembrano vecchie perché vi illudono che non ci sono discriminazioni. Invece vi scontrate con gli stessi problemi con cui ci siamo misurate noi. La realtà non è cambiata e richiede parole già usate e solo apparentemente usurate”.

Alla battaglia per i diritti delle donne, con uguale radicalità, nella sua seconda vita, Susanna Camusso, nella veste di responsabile delle politiche internazionali della Cgil, affianca oggi quella sui diritti globali: si scaglia contro l’aggressione turca del Rojava, denuncia il rinnovo automatico del memorandum sulla Libia, che arma le guardia costiera libica e favorisce il trattamento disumano dei migranti nei lager libici, attacca il TTIP, gli accordi commerciali con gli Usa e le politiche alimentari della ministra Teresa Bellanova.