LA SFIDA DEL RISPARMIO POST COVID: SCONFIGGERE IL BIPOLARISMO ECONOMICO E SOCIALE

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Gli effetti della pandemia rafforzano le tinte di una fotografia che appariva già sufficientemente nitida prima delle varie chiusure e limitazioni: cresce di 110 miliardi la massa monetaria accantonata in forma liquida sui conti correnti, ma diminuisce contestualmente il numero di coloro che riescono a salvare dalle spese correnti una parte dei propri redditi

Il dossier congiuntamente predisposto dal gruppo bancario Intesa Sanpaolo e dal centro Einaudi offre suggerimenti preziosi per rimarginare, attraverso lo sviluppo della cultura e della consapevolezza finanziaria, le fratture che la crisi sanitaria ha creato nella società produttiva e nel mondo del lavoro

La ricerca evidenzia altresì il decisivo aspetto – sul quale converge la letteratura di autorevoli Banchieri da Gian Maria Gros Pietro a Beppe Ghisolfi – della crescita esponenziale del livello reputazionale del settore bancario, il cui ruolo di sostegno – pur nell’ambito delle complesse leggi vigenti – è stato del tutto centrale al fine di mantenere livelli di coesione nel tessuto connettivo italiano che altrimenti sarebbero venuti meno stante la non possibilità di un diretto intervento pubblico statale compensativo al 100%

Cresce il risparmio, diminuiscono i risparmiatori. Quello che si può definire un paradosso ma soltanto in apparenza, è invero la realtà dei numeri e delle cifre, assolute e in percentuale sui tendenziali, confluita nella fotografia mirabilmente scattata, in riferimento al 2021 in conclusione, dal binomio tra Gruppo bancario Intesa Sanpaolo e centro studi Luigi Einaudi. Due Istituzioni che rappresentano un patrimonio economico e culturale di portata immensa per il Paese, per il proprio contributo concreto e morale alle politiche economiche e pubbliche generali nazionali, settoriali e territoriali.

Le rilevazioni statistiche sottolineano quanto argomentato in premessa: il 2021, contrassegnato dalla prosecuzione per quanto attenuata delle misure di contenimento della mobilità sociale per contrastare la curva dei contagi virali, ha fatto registrare 110 miliardi in più di massa monetaria liquida sui conti correnti delle famiglie risparmiatrici e produttrici, con una variazione in salita di quasi 7 punti percentuali; nel medesimo periodo di tempo, per la prima volta è scesa sotto il 50 per cento la parte di popolazione italiana in condizione di accantonare a risparmio una quota del proprio reddito, quest’ultimo tristemente decurtato o azzerato dalle crisi industriali causate o accelerate dalla crisi sanitaria.

Le famiglie chiedono principalmente, ai decisori istituzionali e ai gestori economico-finanziari, condizioni di disponibilità liquida nel breve periodo e sicurezza del potere d’acquisto reale del proprio capitale accantonato nel medio lungo termine. Un nucleo familiare su tre, fra quelli direttamente colpiti dagli effetti del coronavirus, ha ottenuto dal settore bancario la sospensione delle rate del mutuo che aveva in precedenza stipulato con il proprio istituto di credito.

Conquista quote di gradimento e di adesione la modalità del risparmio gestito, con un rapporto tra soddisfatti e non soddisfatti di 6 a 1. Risparmi gestito destinato a rappresentare una delle naturali evoluzioni dell’attività delle banche in ordine alla raccolta sul mercato dei capitali al dettaglio e dell’acquisizione gestionale dei patrimoni di maggiore consistenza; e tale specifico punto viene integrato dall’altro dato che certifica il parallelo tra livello culturale del risparmiatore, come consumatore e investitore, e rinnovata propensione agli stessi consumi e investimenti. Uno su tre, fra quelli orientati a tornare al dinamismo dei propri capitali, possiede un titolo scolastico elevato, è di giovane età e appartiene al ceto medio alto.

Infine, circostanza di valore strategico anche per l’immediato futuro, giunge ai massimi livelli il numero dei cittadini soddisfatti dell’operato delle banche, esplicitato soprattutto nel corso della prima e seconda ondata pandemica, in rapporto a coloro che non lo sono: 18 contro 1.
Lo sblocco dei fondi del Pnrr, reso possibile dal decisionismo virtuoso del governo Draghi, ha incrementato l’europeismo dei nostri connazionali, salito dal 26 al 46 per cento del rappresentativo campione sondato da Intesa Sanpaolo e centro Einaudi.