La Tuscia rischia di diventare il più grande deposito di scorie nucleari in Italia

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La Tuscia rischia di diventare il più grande deposito di scorie nucleari in Italia.

Ventidue delle 67 aree individuate dalla Sogin (la società dello Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari) si trovano proprio nella provincia di Viterbo. Un record per il Lazio, che anticipa la Sardegna (14), il Piemonte (8), la Basilicata e la Puglia (che insieme arrivano a 17), la Sicilia (4) e la Toscana (2).

Per protestare contro questa decisione è stato organizzato oggi un incontro dal titolo «Il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e la Tuscia. Una scelta impossibile» promosso dalla Provincia di Viterbo insieme a numerosi comitati contrari al progetto. Nella riunione si cercherà di spiegare tecnicamente i motivi dell’opposizione contestando i criteri di scelta delle aree avvenuta secondo le previsioni della «Guida Tecnica 29» dell’Ispra e questo prima del confronto ufficiale con Sogin che si terrà, per la Regione Lazio, il prossimo 9 novembre.

I comitati contestano anche il fatto che Sogin prevede che il Deposito nazionale debba ospitare non solo le scorie di molto bassa e bassa attività, ma anche quelle di media e alta attività, definendo «temporaneo» il periodo previsto per lo stoccaggio di queste ultime: 50-100 anni.

Quindi, oltre all’enorme impatto che la costruzione di una tale infrastruttura comporta, la cui realizzazione interesserà più di 150 ettari, svariati anni di lavori e la sistemazione di tutte le infrastrutture – anche logistiche e -impiantistiche, il deposito verrebbe a costituire un irreversibile modifica del territorio e del tessuto economico-sociale di tutta la Tuscia, senza considerare l’impatto che il trasporto di rifiuti radioattivi verrebbe ad incidere nelle aree urbanizzate e in quelle circostanti.

Per gli organizzatori «le 22 aree indicate insistono su un territorio omogeneo con una forte vocazione agricola, tra le più sviluppate in Italia, con la presenza di aree archeologiche e naturali protette, di forte interesse turistico» . I siti dovrebbero infatti cadere a poca distanza da luoghi come il lago di Burano, l’Oasi di Vulci e la riserva Naturale di Montauto, individuati tra l’altro anche come siti natura 2000, la massima tutela naturalistica riconosciuta dall’Unione Europea.