La verità è piombata sulle parole, imprecise, della ministra Marta Cartabia

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Ieri diceva: “spesso si è detto in questi giorni che i processi per mafia e terrorismo andranno in fumo. Non è così: i procedimenti puniti con l’ergastolo non sono soggetti ai termini dell’improcedibilità”

Un’ora dopo è arrivata una doppietta formidabile da Napoli e Palermo, con due condanne in Appello per reati mafiosi che, se la sua riforma fosse stata in vigore, sarebbero state impossibili.
Perché molti processi per mafia, ovviamente, non finiscono con l’ergastolo. Vediamo i casi di ieri.
Una è quella a carico di Nicola Cosentino, ex sottosegretario del partito di Berlusconi: 10 anni la condanna per concorso esterno in associazione camorristica.
A Palermo la Corte d’appello ha ribaltato un’assoluzione di primo grado e ha condannato a 6 anni per concorso esterno in associazione mafiosa Antonio D’Alì, per 24 anni senatore azzurro, ma anche sottosegretario dell’Interno del governo di Berlusconi e presidente della Provincia di Trapani.
Un “politico a disposizione dei Messina Denaro, prima del vecchio don Ciccio e poi del figlio Matteo, tuttora ricercato”, aveva detto durante la requisitoria la Pg di Palermo, Rita Fulantelli.
Dunque il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e il capo della Procura nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, non sbagliano quando lanciano il loro allarme.
Strano vero? Chi l’avrebbe mai detto….

Nicola Morra