LE CONSEGUENZE PSICOLOGICHE DELLA PANDEMIA

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Indubbiamente l’isolamento obbligato dovuto alla pandemia ha avuto forti riflessi psicologici sulla gente, conseguenze di cui ancora non si parla abbastanza

Aumento del deficit nel sistema immunitario/ aumento delle malattie cardiache e ipertensive/ aumento dei disturbi neurocognitivi. Tutto questo si collega all’obesità anche per mancanza di attività motorie. Indubbiamente il senso di solitudine ha peggiorato la salute mentale, aumentando la depressione, i quadri d’ansia (fobie sociali, panico, sintomi ossessivo-compulsivi), i disturbi del sonno, il consumo di fumo, alcol, sostanze eccitanti, le idee suicide, la patologia psichiche legate al cibo (bulimia o anoressia, per es. è aumentata l’obesità negli adolescenti), l’aggressività, l’intolleranza. Insomma la pandemia ha significato un forte peggioramento dello stato psicofisico di molti.

Spesso il distanziamento fisico ha comportato un peggioramento dei rapporti sociali, perché siamo diventati più suscettibili, irritabili, vulnerabili nei confronti anche di chi contattiamo da lontano.
Il distanziamento fisico ha reso patologici anche i contatti non fisici.
Il sostegno sociale è sempre stato importante per il genere umano che, anche in ere preistoriche, ha cercato la comunanza del gruppo per aiuto e sostegno reciproco (la famiglia, la tribù, il clan…). In questa pandemia., a causa del distanziamento, sono aumentati l’insicurezza, il senso di precarietà, la solitudine. Sono cresciuti stati d’animo negativi: paura, ansia, angoscia associati a insonnia, irritabilità e aggressività.
In tutti i casi di emergenza (guerre, cataclismi naturali ecc.) il sostegno sociale e le relazioni sono stati fattori protettivi.

Con l’attuale distanziamento e isolamento questo sostegno per molti è venuto a mancare. Essere insieme ad altri aiuta ad avere stati d’animo più positivi e permette di gestire meglio lo stress e la resistenza emotiva. Se a questo aggiungiamo anche i guasti della crisi economica e un Governo che favorisce i ricchi fregandosene dei poveri, lo stress non può che crescere a causa della disoccupazione, della precarietà, del timore per la propria incolumità inasprendo la percezione dello stress. Ecco che a quel punto la rete digitale può colmare, ovviamente solo in parte e come può, i danni dell’isolamento. Insomma, in mancanza di meglio, la socialità virtuale è venuta a integrare la solitudine materiale.

Viviana Vivarelli