Le destre costrette a copiare i 5S

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Sarebbe da dire che non tutte le faide vengono per nuocere. Quella in corso tra i partiti della maggioranza, per esempio, fa naufragare il terzo mandato dei governatori di regione, avviando a conclusione il potere dei satrapi di destra e di sinistra. Zaia e Toti, come De Luca ed Emiliano

– si dirà – prenderebbero ancora molti voti, e in democrazia chi ha i voti ha ragione.

Ma la ragione della democrazia è l’alternanza, che permette di far prevalere le idee e gli uomini migliori, e allo stesso tempo garantisce un ricambio nel personale politico che gestisce con gli eletti la cosa pubblica. Qui, infatti, si incrocia quel mondo di mezzo in cui si barattano affari e potere, in un mercato dove l’unico che perde sempre è il cittadino onesto. Il problema, di cui non si parla perché c’è sempre un caso Ferragni con cui deviare l’attenzione, è riemerso ieri dopo l’arresto di Nicola Oddati, ex coordinatore della segreteria Pd di Zingaretti, a quel tempo anche governatore del Lazio.

Oddati andò poi a lavorare col presidente della Regione Campania, De Luca, e pur occupandosi di rapporti istituzionali a Roma, secondo i magistrati avrebbe condizionato un appalto a Pozzuoli. Più avanti vedremo se le accuse saranno confermate, ma il tema della cristallizzazione dei politici, con i loro sottopancia, resta. E su questo, l’unica risposta pervenuta finora era il limite dei due mandati per gli eletti 5 Stelle. Fa piacere che le destre adesso copino qualcosa, e che pure nel Pd restino a bocca asciutta i fan del terzo mandato nelle Regioni.

Gaetano Pedullà