Le imprese italiane e la transizione ecologica

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Le imprese italiane sono pronte ad intraprendere il percorso della transizione ecologica? Più di 8 su 10 (83%), e sono soprattutto le PMI a sostenerne la rilevanza, lo ritiene necessario e vede la transizione ecologica come un cambiamento basilare per superare le crisi ambientali ed economiche attuali

È quanto emerge dall’indagine realizzata dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e da EY e pubblicata all’interno della Relazione sullo stato della green economy 2022.
La ricerca “Le imprese italiane e la transizione ecologica” ha indaga l’atteggiamento degli imprenditori su potenzialità, ostacoli, aspettative, misure necessarie della transizione ecologica.

Realizzata a settembre 2022, la ricerca offre la fotografia attuale di come un campione di 1.000 imprese italiane (piccole sopra i 10 dipendenti, medie e grandi, appartenenti ai principali settori) stia vivendo la transizione ecologica in questo periodo di alti prezzi dell’energia e di incertezza sul futuro dell’economia.

Il 62% delle imprese vede proprio nell’attuale periodo storico maggiori ragioni per intraprendere un percorso di transizione ecologica, vista come opportunità strategica.

Tre aziende su quattro (il 76%) sono convinte che l’Italia dovrebbe essere fra i promotori della transizione ecologica perché questa scelta metterebbe il Paese all’interno del gruppo avanzato delle economie mondiali. L’ostacolo maggiore per la transizione ecologica è rappresentato dalla burocrazia per ben il 50% delle imprese.

Le imprese si sono già mosse per avviare questo cambiamento in green: oltre una su due ha già adottato misure per usare in modo più efficiente energia ed acqua, il 49% per ridurre e per riciclare i propri rifiuti e il 34% nell’utilizzo di fonti rinnovabili.

Ma quali sono i benefici di questa svolta? Per circa 3 imprese su 10 sono la riduzione dei costi operativi. Gli imprenditori non sono indifferenti ai rischi causati dalla crisi climatica. La preoccupazione per l’aumento degli eventi atmosferici estremi è ormai diffusa: il 75% ha un livello di preoccupazione medio o elevato e solo il 25% dichiara di non essere preoccupato per tali eventi. Ma nonostante questa preoccupazione solo un’impresa su cinque ha attuato al suo interno misure di riduzione delle emissioni di gas serra.

Le aspettative degli imprenditori sugli effetti delle misure per la transizione ecologica sulle proprie imprese sono in buona parte positive: il 51% ritiene che contribuiranno a migliorare il posizionamento dell’azienda e il 60% che promuoveranno investimenti per innovazioni.

Il 69% delle imprese ritiene di dover avere un ruolo di primo piano e l’86% reputa centrali i comportamenti dei cittadini per accelerare e rendere sostenibili le filiere produttive. Solo il 44% attribuisce ai governi e alle autorità pubbliche il ruolo esclusivo nel guidare la transizione ecologica.

Ma esistono le barriere – Per ben il 50% delle imprese l’ostacolo maggiore per la transizione ecologica è di tipo burocratico, per le autorizzazioni e per accedere alle risorse necessarie. Al secondo posto stanno i finanziamenti per il 27% degli intervistati e l’accesso alle risorse necessarie (27%), seguono le barriere tecniche e attuative (17%) e gli adeguamenti del modello di business (15%). Un altro disagio, avvertito da oltre il 95% delle imprese, riguarda la difficoltà delle procedure necessarie all’installazione di impianti fotovoltaici ed eolici.

Articolando i livelli relativi all’impegno nella transizione ecologica, le imprese sono state classificate in tre categorie:
“Advanced” – il 45% delle imprese, cioè che stanno già utilizzando risorse per attività della transizione ecologica (utilizzano, in percentuali alte, fonti rinnovabili di energia, materiali e acqua in modo efficiente e riciclano i rifiuti). Si tratta per lo più di imprese di medie e grandi dimensioni che si rivolgono anche a mercati internazionali.

“Starter” – il 36% del campione, quegli imprenditori che hanno avviato in misura più ridotta attività della transizione ecologica, ma in modo più rilevante messo in agenda o previsto misure di transizione ecologica. Si tratta in prevalenza di imprese di medie dimensioni, collocate in prevalenza al Nord e al Centro.

“Delayed” – il 19%, che ha fatto poco e non intende per ora fare molto di più per la transizione ecologica. Si tratta per lo più di aziende di piccole dimensioni collocate principalmente al Sud.

Dalla ricerca emerge, però, anche una forte richiesta di maggiore informazione, solo il 35% del campione, infatti, pensa di avere un buon livello di conoscenza.

Secondo Irene Pipola, Sustainability Consulting Leader di EY Italia sono soprattutto le PMI a sostenere la rilevanza della transizione ecologica, ritenuta un cambiamento necessario dall’83% delle imprese intervistate, evidenziando ancora più senso di urgenza rispetto alle grandi imprese. I dati emersi dall’indagine portano a riflettere su quanto sia concreto il bisogno di tale cambiamento, ma emerge anche quanto sia essenziale un supporto strutturale per le imprese più piccole, che non potrebbero contare solo sul ritorno degli investimenti nel muoversi verso questa trasformazione. Infatti, il 42% delle imprese che hanno già avviato il processo di transizione ecologica dichiara di non aver ancora percepito alcun vantaggio, e questo è accaduto più frequentemente nelle imprese di dimensioni minori.

Edo Ronchi Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile: “Questa indagine documenta un quadro dell’impegno delle imprese italiane per la transizione ecologica più avanzato di quanto diffusamente si ritenga. Non mancano difficoltà e ritardi, ma il quadro complessivo che emerge è quello di un sistema delle imprese che sta affrontando la sfida della transizione ecologica come ineludibile necessità ma anche come possibile opportunità”.

di RELOADER onlus