Le nozze di Maria de’ Medici oggi farebbero impallidire i migliori wedding planners di tutto il mondo!

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Poi continuò il 5 ottobre quando venne celebrato il matrimonio per procura nella cattedrale di Santa Maria del Fiore e lo zio di Maria, il Granduca Ferdinando I, fece le veci del Re.
Maria incontrò per la prima volta il futuro marito solo il 9 dicembre a Lione e otto giorni dopo, precisamente il 17 dicembre, nella cattedrale di San Giovanni furono celebrate le nozze solenni alla presenza di entrambi gli sposi.
I banchetti nuziali che seguirono sia il matrimonio per procura che quello effettivo in Francia furono strabilianti, tutto doveva concorrere a meravigliare i commensali con una sequenza di piatti prelibati in una cornice stupefacente.
Per le nozze celebrate a Firenze seguirono dieci giorni di festeggiamenti e coinvolsero le più abili e creative menti della corte medicea. La regia di tutto l’apparato fu affidata a Bernardo Buontalenti e il banchetto si svolse nel salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, dove vennero servite settantadue portate tra piatti freddi e caldi, formaggi, dolci e liquori ai gusti di frutta.
Il pranzo che seguì le nozze celebrate a Lione rappresentò invece il punto d’incontro tra le gastronomie italiana e francese.
Il banchetto era suddiviso in quattro interminabili portate, con innumerevoli piatti caldi e freddi. La prima portata consisteva in frutta succosa, pasticcini salati, frattaglie, carni in salsa e insalate di erbe. Poi furono servite le zuppe, con carni bollite come il pollo con la cicoria, i petti di vitello ripieni, il cosciotto di montone con le castagne, le salsicce e il piccione con i capperi. La terza portata era un tripudio di carni arrostite: pollame, pavone e altre varietà di selvaggina. Infine l’ultima portata era riservata al dessert e consisteva in frutta secca, paste di frutta, formaggi, gelatine e paste dolci.
Dopo un banchetto del genere oggi noi avremmo fatto almeno un giorno di digiuno! E invece all’epoca ci si asteneva dal cibo solo durante la Quaresima perché in altri periodi il digiuno era considerato una pratica eccessiva.
Esisteva una specie di “digiuno mangereccio”, in cui si dava al corpo solo il cibo di cui aveva bisogno per funzionare, in pratica nel Seicento non si rimaneva mai a stomaco vuoto nelle corti europee!