Le Sardine ribattono Salvini 5 mila in piazza contro mille

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Il Fatto Quotidiano) – “Mattia, mattia, vieni qua”, gli urla dalla transenna una signora con un vistoso scialle rosso mentre Mattia è assediato dalle luci delle telecamere. “Vieni, vieni a farti dare un bacio, potresti essere mio nipote”, dice prendendolo dolcemente per un braccio e tirandolo a sé. Poi gliene schiocca uno su una guancia e gli dà una benedizione che sa di avvertimento: “Mi raccomando, guarda che noi in voi ci crediamo”. Santori sorride, tra il compiaciuto e l’imbarazzato, e poi continua a stringere mani. La signora Angela viene da Reggio Emilia, “ma l’età non te la dico”, sorride.

Scivola leggera verso quota 70, Angela, ma non è sola. Si è fatta gli 80 chilometri che la dividono da Bibbiano per essere in piazza Libero Grassi con le Sardine, il movimento nato dall’idea di quattro giovani (tra i quali il beneficiario del bacio), ma attira gente di ogni età. Tra la folla, anche in prima fila, spuntano occhiali spessi e teste imbiancate. Sono gli abitanti della cittadina emiliana stravolta dall’inchiesta sui presunti abusi nell’affidamento dei minori, ma sono arrivati da tutta la regione per questo secondo derby tra le Sardine e la Lega dopo quello disputato il 14 novembre a Bologna.

Le dimensioni rispetto ad allora sono, per forza, differenti. C’è un migliaio di persone a stringersi nei giacconi in piazza della Repubblica, dove il leader della Lega ha portato cinque madri a raccontare il dolore di vedersi strappare un figlio senza un perché. “Ma noi qui siamo quattro volte tanto, direi che sfioriamo le 5 mila”, dice soddisfatto Alessandro Maffei, rappresentante del movimento in Piemonte, da dove viene, ed Emilia, dove studia. È il popolo della sinistra che vede in questi questi ragazzi una speranza di scrollarsi di dosso un torpore che dura ormai da troppo tempo.

“Noi offriamo un’alternativa contro chi fa del populismo intriso di odio la propria offerta politica – spiega Youness Warhou, volto internazionale di questo movimento che ha tra gli obiettivi l’abolizione dei decreti sicurezza – A chi ci rimprovera di non averne una rispondiamo che siamo in una fase in cui facciamo richieste alla politica. Ne vogliamo una che sia capace di confrontarsi sui temi e sulla competenza e ci rifiutiamo di arrenderci a un dibattito in cui ha spazio solo chi grida allo scandalo”. “Hanno portato un po’ di figuranti sul palco per strumentalizzare un caso giudiziario – scandisce con perfetto tempismo Santori dal palco – e hanno consegnato un’intera comunità in pasto al sistema mediatico. Bibbiano è nostra da oggi, anzi è vostra”, conclude scatenando l’applauso conclusivo.

L’entusiasmo non nasconde i pensieri sul futuro, su cosa questi ragazzi vogliono diventare da grandi. Nati per chiedere una politica nuova, il loro Dna si è strutturato attorno a un vecchio escamotage, l’individuazione di un nemico. Il loro è Matteo Salvini: vogliono combatterne il linguaggio e il vuoto di contenuti, ma il rischio – come fu per altri partiti e movimenti con Berlusconi – è restare solo oppositori e perdersi i problemi delle persone. “È vero – risponde Santori al Fatto – infatti già a Bologna e a Roma abbiamo cominciato a staccarci da questa prospettiva effettivamente angusta. L’antiberlusconismo ha creato il mostro, lo stallo in cui versa questa sinistra, ne siamo consapevoli, e non vogliamo fare lo stesso errore”. La consapevolezza è preziosa, ma non basta: “Infatti passeremo il mese di febbraio, una volta posato il polverone delle Regionali, a raccogliere i idee dai territori per arrivare il 14 e 15 marzo a Scampia e metterle insieme, per capire quello che vogliamo fare e essere. Lì capiremo, ma la svolta c’è già stata”.

Il primo passo per diventare grandi arriverà al “congresso” convocato nella periferia simbolo di tutte le periferie, ma ora c’è il 26 gennaio, c’è l’Emilia-Romagna da non consegnare alla Lega. I sondaggi che circolano non fanno dormire sonni tranquilli e questo flusso di energia civica che non è ancora diventato movimento comincia a porsi delle domande sul proprio futuro: “Noi ce l’abbiamo messa tutta – dice qualcuno sotto al palco – ma se fossero veri i sondaggi che circolano vorrebbe dire che qualcuno ha fatto di tutto per consegnare l’Emilia a Salvini. Lui s’è presentato facendo il martire, noi gli abbiamo permesso di trasformarsi in imperatore”. Così sul banco degli imputati finiscono anche le scosse che attraversano il governo.

Sono i giorni della grande paura, che segna ormai anche l’appuntamento di sabato, il bagno collettivo al Papeete, luogo simbolo del salvinismo di governo: “Entreremo nell’acqua come sardine, usciremo come individui”, scandisce un ragazzo appoggiato alla transenna. Come a dire: se si dovesse perdere in Emilia, siamo persone, ne rispondiamo come cittadini e non come movimento. Un po’ a scrollarsi di dosso le aspettative che in molti hanno caricato sulle loro spalle. Per ora il pensiero è solo uno: “Dobbiamo evitare che Salvini vinca domenica – dice Teresa, 60 anni, tornando verso la macchina mentre le luci si spengono – Sarebbe un incubo”.