L’emergenza climatica è sempre più decisiva nelle scelte migratorie

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Nel 2020 ci sono state più persone costrette ad abbandonare le loro case, senza superare confini statuali, per ragioni climatiche che a causa di conflitti.

Secondo l’ultimo report dell’Internal Displacement Monitoring Center, su 40,5 milioni di persone 9,8 milioni di queste hanno lasciato le loro abitazioni a causa di conflitti armati, mentre ben 30 milioni per eventi correlati all’emergenza climatica in corso, quali alluvioni, siccità, temperature estreme.

I paesi più colpiti sono Cina (5 milioni), Filippine (4,45 milioni), Bangladesh (4,4 milioni) e India (3,86 milioni).

E tutto ciò senza tener conto che riconoscere le cause delle migrazioni non è affatto banale e, nel caso delle migrazioni per ragioni climatiche, queste ultime si intrecciano profondamente con dinamiche di tipo economico (pensate ai danni provocati dalle alluvioni o dalle siccità) e alle volte con gli stessi conflitti armati determinati dalla ricerca di risorse sempre più scarse, a partire dall’acqua.

La coda di questo enorme spostamento di persone fa capolino anche alle nostre latitudini. A oggi, la maggior parte delle persone sbarcate nel nostro paese (e quindi di fatto provenienti dalla Libia) dichiara di essere originaria del Bangladesh. Ben 2.608 persone su un totale di 14.960. E se pensiamo alle difficoltà di un viaggio simile, dal Bangladesh all’Italia passando per la Libia, ci rendiamo immediatamente conto di quale sia la portata globale di questo movimento, da un lato, e di quanto in realtà siano salde le reti migratorie, dall’altro lato. I cittadini del Bangladesh sono ottavi per presenze in Italia, mentre si trovano saldamente in vetta in termini di rimesse.

Il Bangladesh è un paese particolarmente vulnerabile all’incremento del livello dei mari, a causa sia dei numerosi e importanti corsi d’acqua che lo attraversano che della sua altitudine. Si stima infatti che il 41% della sua popolazione (163 milioni di abitanti) viva a meno di 10 metri di altitudine sul livello del mare.

In tutto il mondo sono 600 milioni le persone che sono minacciate per le medesime ragioni. L’innalzamento del livello dei mari è fenomeno conosciuto, che procede a ritmi maggiori di quanto potessimo immaginare.
Se in alcuni paesi le conseguenze sono già apprezzabili, in altri no, ma ancora per poco. Se le cause dell’emergenza climatica hanno chiare responsabilità, le sue conseguenze non risparmieranno nessuno.

Certo, i primi a essere colpiti sono curiosamente i meno responsabili e coloro che hanno meno risorse per tamponare ma, subito dopo, toccherà anche a noi. E a quel punto non ci saranno altri pianeti sui quali rifugiarsi.