LETTERA DI UN GENITORE AL FIGLIO CALCIATORE

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La prima volta che ti ho portato al campo, probabilmente, non te la ricordi.
Avevi quel volto spaventato che ogni bambino ha prima di fare qualcosa di nuovo, quasi ti mettevi a piangere.
Poi hai incontrato i primi amici e ti sei perso in un mucchio di tanti altri piccoli volti che, come te, volevano solo giocare a pallone.
E allora in quel momento per te, almeno per quelle due ore, io ho smesso di esistere.
La seconda volta era già tutto cambiato, mi tiravi per il braccio e mi chiedevi: “ quando mi porti a giocare a calcio?”.
È stato un susseguirsi di nuovi inizi.
Le prime scarpette.
Le prime urla per farti svuotare il borsone.
I primi sabati pomeriggio in macchina, a rincorrere i campi della provincia con la stessa frase nelle orecchie per tutto il viaggio: “Ma quando arriviamo?”.
E sono passati i giorni, i mesi e gli anni.
Sono passate le tribune scoperte, dove solo un ombrello può salvarti.
Sono passati i freddi.
Le mezze stagioni e gli inverni.
Sono passati i giorni a darti pacche sulle spalle, per dirti che un infortunio non è la fine del mondo.
Sono passate le urla perché “c’è anche la scuola”.
Sono passati i sorrisi per il tuo nome visto sul giornale della provincia, per quel goal che aspettavi da tanto.
Sono passate le tue delusioni, perché chi non vorrebbe arrivare a calcare i più grandi stadi del mondo?
Sono passati i sogni, riposti nel cassetto con quel velo di malinconia.
Eppure io sono ancora lì, perché per me sei sempre quella prima volta in cortile: il pallone, la maglia lunga sotto le ginocchia e quel “Goaaal” fatto in una porta arrangiata con maglioni, in quel prato che non era stadio.

“CI ALLENIAMO ANCHE SE PIOVE?” È il primo libro in ASSOLUTO che parla del CALCIO DILETTANTISTICO.                                                                                                                                   fonte calcio totale