Libia: un viaggio alle radici dell’umanità

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Akakus e Matendush: pitture e graffiti antichissimi

LIBIA – Akakus ai confini con l’Algeria. La strabiliante natura ha qui creato una altrettanto bella simil Halong Bay, dalle bizzarre forme di roccia scura, e con minuscoli frammenti di silice anziché l’acqua; forme che ognuno interpreta come sa, può e vuole in base alla sua mente ed alla prospettiva, che stimolano in qualche caso ricordi e visioni oniriche o inconsce con radici nel più profondo “io”. Ma soprattutto qua, in questa vasta regione compresa tra Algeria, Libia, Namibia, Niger, Ciad e Sudan, un Dio fantastico e potente ha prima creato il Paradiso terrestre con fiumi, laghi, folta vegetazione e forme viventi, posandovi ed avviando la Storia dell’Uomo, poi l’ha inaridita (3.000 anni fa doveva già essere simile a come la vediamo oggi).

Intanto l’Uomo “cresce” e comincia a narrare se stesso e ciò che vede nel solo modo che gli viene istintivo: descrivendolo, incidendolo con punte di pietra dura (graffiti) o pitturandolo (con ocra generalmente bianca o rossa) sulla roccia. L’arte rupestre apparve così in Africa per la prima volta circa 25mila anni fa. Esistono almeno 3 tipi di deserto: il wadi (vallata, letto di fiume in secca), l’Akakus (montagne e colline di roccia e sabbia); e l’erg la piatta distesa di sabbia con dune come è nell’immaginario collettivo ( Messak, Settafet, Ubari e Wan Kaza).

 Il primo sito visitato è quello della mummia infantile di Uan Muhuggiag scoperta nel 1952 da Fabrizio Mori (1925-2010) archeologo italiano qui molto stimato. Sopra lo scavo si possono notare nidi di api e misteriosi, inspiegabili fori. Il luogo fu abitato fin da epoca remota, circa 11.00 anni fa (Paleolitico: 2 milioni di anni fa – 8.500 a.C., caratterizzato da caccia e raccolta del cibo utilizzando pietre; Neolitico: IX-VIII millennio a.C., caratterizzato da agricoltura ed allevamenti).

La seconda visita è ad un ben delineato e bel graffito ritraente un beduino berbero “a cammello” con scritta tuareg intraducibile (forse alfabeto tifinagh, non databile ma di recente fattura) e strani segni + – O …. , a cui. segue una serie di altre incisioni su rocce rugose (falesia e arenaria ovvero “roccia sedimentaria marittima non nubiana”) raffiguranti l’Uomo dalla Testa Rotonda (senza volto, senza tracce di animali domestici, che il C14 fa risalire all’8.500 a.C., nella fase artistica detta Pastorale che segue quella Bubalus Antiquus con giraffe, elefanti, ippopotami, a cui seguirà quella del Cavallo, 1.500 a.C. ed infine quella Camelina, la più recente… ). Impressionante deve essere qui una tempesta di sabbia, visto il suo grande accumulo ai piedi delle montagne (in qualche caso il cumulo le scavalca addirittura!).

Più in là il grande arco naturale di roccia di Teshuinat; subito dopo si attraversa l’omonimo wadi scoprendo le pitture di Tin Taharit (N 24°51′ 464″; E 10°32’522″) dove si può ammirare la celebre caccia al muflone, con raffigurate in ocra rossa e bianca scene di cacciatori e cani che inseguono la vittima designata, a cui succedono immagini di giraffe e corse di carri. Più in là il sito di Azarao dove, alti su una parete, si vedono due elefanti dalle grandi orecchie. Quindi la zona della Pentola di Enferden (mortaio o marmitta per triturare i cereali), con pitture rupestri vecchie di 5/7mila anni: struzzi, cacciatori, poi ancora un’altra bella caccia al muflone con archi e frecce.

Infine Wan Amil, luogo da non perdere, con una magnifica grotta studiata per la prima volta nel 1957, con scene di matrimoni, di battaglia con guerrieri con archi e frecce ed un bimbo ferito; ma anche vita quotidiana con donne che preparano le loro acconciature e i vestiti, e con non decifrate divinità.

Quest’area è ricca di terre colorate con belle vene a vista. Un viaggio in questi luoghi necessita almeno di 3 o 4 giorni con campo tendato mobile e guide del posto molto esperte.

Franco Cortese  Notizie in un click