L’ideologia del grano non sforna michette

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La poesia non dà pane ma il lievito madre è poesia. L’on. Eugenio Zoffili della Lega ha depositato una proposta di legge alla Camera per istituire la «Giornata del lievito madre»

Il lievito madre è qualcosa di più del lievito: è il sapore della tradizione, è la rigenerazione dopo il Covid — quando impastare significava trasformare, con sacerdotale cautela, la grigia quotidianità nel tabernacolo della speranza —, è il mito della Grande Madre in formato pagnotta.

La «Giornata del lievito madre» sarà il trionfo del mulino bianco dell’autarchia, il giorno in cui la destra si impadronirà di alcune liturgie coltivate con impegno solidale dalla sinistra: la macinazione a pietra, il km zero, il vino biologico, persino il maglione sferruzzato in casa. Del resto, già il ministro Lollobrigida aveva tessuto l’elogio del genetista Nazareno Strampelli, ideologo della «Battaglia del grano» del 1925, inventore del grano «Senatore Cappelli». Tutto si tiene, persino il frumento come ideologia.

Con la sola farina non si fa il pane nostro e anche se Guido Ceronetti sosteneva che il lievito «è impurità cadaverica, è morte che vive», il lievito madre, gender fluid, maschile e femminile, riscatterà ogni ombra, aprirà indaffarati orizzonti di michette e ciriole.

Il lievito madre è il lusso di coloro che vorrebbero vivere di solo companatico.

Aldo Grasso