L’ITALIA PRECIPITA IN DEFLAZIONE, LA BCE AMMETTE LE SUE COLPE E PIANGE LACRIME DI COCCODRILLO

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Siamo in deflazione. L’indice dei prezzi al consumo annuale a settembre ha toccato il -0,5%, con l’indice armonizzato che ha addirittura raggiunto il -0,9%. In tutto questo è arrivato inaspettato il discorso di Christine Lagarde, presidente della Bce, nel quale c’è stata un’ammissione di colpa sorprendente e un’apertura su possibili cambiamenti nella politica monetaria futura.

Da tempo ormai insieme ad altri colleghi andiamo ripetendo che la costruzione monetaria stabilita a Maastricht è fallimentare. Il famoso obiettivo di inflazione “inferiore ma prossimo al 2%” non funziona e ad ammetterlo è stata la stessa Lagarde, che nel suo discorso ha affermato che tale “formulazione era appropriata in un momento in cui la Bce stava cercando di stabilire credibilità e un’inflazione troppo alta era la sua principale preoccupazione”. Un’affermazione che apre le porte a future revisioni dell’obiettivo di inflazione della Banca Centrale.

Ma non basta, perché la Lagarde ha anche ammesso le colpe sul famoso “output gap”, ossia la differenza tra PIL potenziale e PIL attuale e da cui deriva il livello di disoccupazione “naturale”, quello per il quale non si genera inflazione. I loro modelli erano sbagliati, hanno sottostimato l’output gap, con tutte le conseguenze negative del caso. Si, perché è anche da questo calcolo, che fissa i target di deficit per ogni paese, che derivano le famose politiche di austerità che da anni affliggono l’economia italiana.

A sugellare l’ammissione di colpa arrivano le lacrime di coccodrillo finali. La Lagarde spiega infatti che uno delle spiegazioni del mancato raggiungimento dell’obiettivo di inflazione da parte della Bce, nonostante le varie politiche attuate in questi anni, dall’abbassamento del tasso d’interesse e l’avvio del Quantitative Easing, è che “tra il 2013 e il 2018 la politica fiscale nell’area euro si è irrigidita di circa 2,5 punti percentuali sul PIL, a fronte di un allentamento di circa 0,8 punti percentuali negli Stati Uniti”. Un gergo tecnico per dire che in Eurozona siamo stati sottoposti all’austerità selvaggia, che noi abbiamo conosciuto bene a partire dall’agenda Monti in poi.

Alla fine le verità escono fuori e i nodi vengono al pettine.

Raphael Raduzzi