L’Italia, un Paese alla rovescia

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La Procura della Repubblica di Bergamo ha avviato nei giorni scorsi le indagini a carico dei responsabili amministrativi regionali e nazionali in carica nei primi mesi dell’anno 2020, mesi in cui ebbe inizio e esplose in Italia la pandemia da covid 19

L’associazione vittime del corona virus costituita da circa 500 cittadini della bergamasca non si è arresa di fronte alla morte dei propri familiari e ha intrapreso una azione legale contro i responsabili dell’epoca della politica regionale, nazionale e i dirigenti sanitari delle strutture ospedaliere e territoriali interessate, di Alzano lombardo e Nembo. Le accuse mosse e i reati contestati dalla Procura sono “epidemia colposa, omicidio colposo, lesioni colpose e falso, rifiuti di atti d’ufficio, omissione del piano pandemico”.

In quei momenti tragici legati alla pandemia e alla maggiore diffusione dei contagi, l’Italia veniva attraversata da sentimenti contrastanti di paura per l’alto numero di ospedalizzati e di decessi, e nello stesso tempo di insofferenza per le misure restrittive prese dal governo Conte, e mal volentieri anche dal governo regionale, poi esitate nel lockdown.

Quella atmosfera pesante che gravava sulle Istituzioni e sul mondo sanitario era il preambolo di una tragedia che sarebbe sfociata nel corso del tempo in una sceneggiata di accuse e veleni finiti dopo tre anni in un’aula giudiziaria. Una spirale di violenza, uno scontro politico insensato privo di qualsiasi raziocinio in un momento di estrema difficoltà pandemica impiantato contro il premier Conte e il Ministro della salute Speranza interessava i principali partiti dell’opposizione, la cui paternità era da intestare all’Uomo del Papeete e alla fascio pesciaiola della Garbatella. Aperturisti e chiusisti sollecitati dal “Duo Materno Infantile”, Giorgia e Matteo, si affrontavano nelle piazze e nei talk show. Questa operazione di svilimento e di ossessiva aggressività anche mediatica rendeva ancora più problematico il contrasto al covid 19, anteponendo il problema socio economico al rischio salute in un Paese impaurito e impoverito che reagiva in maniera scomposta ai vari Dpm.

In piena crisi pandemica gli assembramenti, la mancanza di mantenimento delle distanze, il rifiuto di indossare la mascherina, la voglia incosciente e ripetitiva di voler fare quello che ci veniva limitato dalle regole sanitarie rappresentava per molti il modus vivendi in una società dissociata e priva spesso di ogni forma di razionalità. Mentre la Cina culla dell’infezione da coronavirus, annichilita dall’ecatombe umana, non riusciva a fronteggiare i contagi, il mondo occidentale colpito dagli alti numeri di mortalità della Cina e anch’esso avviato alla tragedia pandemica guardava i provvedimenti presi dall’Italia, primo Paese europeo infettato, con estremo interesse ritenendoli abbastanza validi e opportuni in grado di fronteggiare l’incremento dei contagi in un momento in cui non si conosceva nulla del virus covid 19, isolato mesi dopo, e i vaccini erano ancora di la da venire

. Solo in un Paese alla rovescia come l’Italia può essere richiesta la nomina di una commissione tagliola per rivedere l’operato del governo Conte durante la pandemia. Dopo tre anni anche la Procura di Bergamo cerca di fare chiarezza con il segno del poi a eventuali omissioni e azioni colpevoli perpetrate dai rappresentanti del governo nazionale, regionale e dai dirigenti sanitari degli ospedali della bergamasca.

Si è passati dai medici e infermieri eroi e angeli di ieri a semplici approfittatori, dai rappresentanti delle Istituzioni esempi di stima assoluta per lo sforzo teso a fronteggiare l’epidemia a veri e propri criminali. Un ripagare con la moneta del dubbio e con l’azione penale tutto quello che di buono in quella amara circostanza è stato fatto. Del resto, come diceva Totò De Curtis nella raccolta di poesie A livella, “la bestia umana è un animale ingrato…” e anche gli stessi processi dopo tre anni non possono essere che una nebulosa di informazioni dispersa nello spazio cosmico dei se… e dei ma.…

Dott. Paolo Caruso