L’Oms dichiara la fine della pandemia Covid

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Prima di tutto imparare dagli errori e dalle esperienze fatti con il Covid». Ruota intorno a questo comandamento, il Thecnical Report del’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie: venticinque dense pagine che distillano le lezioni apprese dal Covid-19 per aiutare a combattere la prossima pandemia

A tre anni dal primo caso di Covid-19 segnalato a Wuhan, in Cina, disponiamo di una massa di informazioni su cosa fare – e anche su cosa non fare – così grande da imporci di mettere a frutto, nell’immediato, le lezioni che ci ha impartito la pandemia per fronteggiare in futuro una nuova emergenza. Per la quale occorre mettere in conto – anche guardando alla minaccia dell’influenza aviaria – un altro virus , meno o altrettanto contagioso (se non più contagioso) del coronavirus, ma molto più mortale .

Sulla base delle informazioni sistematicamente raccolte a partire dal 2021 sulla gestione dei diversi Paesi – da esperti e personale scientifico che avevano lavorato alla risposta alla pandemia di Covid-19 il Centro ha individuato nove aree tematiche e quattro grandi aree che rimandano ciascuna a punti di criticità nella risposta a una minaccia per la salute: gli investimenti nella forza lavoro della sanità pubblica; la preparazione alla prossima crisi di salute pubblica; la comunicazione del rischio e il coinvolgimento della comunità; la raccolta e l’analisi di dati e prove.

Le risposte formulate per ciascuna di queste aree non offrono solo indicazioni necessarie per non ripetere gli stessi errori e potenziare i programmi di preparazione e risposta a future emergenza. Per molti europei, compresi noi italiani, naturalmente, rappresentano anche un doloroso promemoria degli errori fatti, in particolare nei primi mesi della pandemia, quando – senza test – si guidava alla cieca, nell’incapacità di monitorare la trasmissione e anticipare la malattia.

Meriterebbe un’analisi molto più lunga e approfondita, questo Rapporto, basato su dati, studi, elaborazioni, visite e incontri di esperti dei vari Paesi. Ma è utile concentrarsi qui ora – dall’Osservatorio Italia – su alcuni punti, a cominciare da ciò che è necessario fare, e subito, per prepararsi convenientemente a dare risposte adeguate a (possibili) future pandemie.

La prima esigenza, nell’area “investimenti nella forza lavoro della sanità pubblica” – è quella di disporre di un congruo numero di operatori sanitari pubblici convenientemente formati, un’esigenza che riguarda quasi tutti gli Stati membri anche in periodi non interessati da calamità sanitarie imprevedibili. Per far fronte alle quali sarebbe necessario mettere in campo un personale sanitario adeguatamente formato per poter gestire le procedure di emergenza anche sotto stress: cosa che è mancata nella passata pandemia. Più risorse, più personale, più formazione, per usare tre parole chiave.

Da noi, in Italia, non si stanno neanche disponendo i primi mattoni per creare queste condizioni, data la realtà che è sotto i nostri occhi: un’emergenza che sopravvive al Covid, la crisi di sistema della sanità pubblica, la mancanza di risorse, l’ostinato rifiuto del Mes sanitario che avrebbe consentito investimenti a tassi favorevoli. Un altro punto debole è l’attività di comunicazione del rischio e il coinvolgimento delle comunità, «fondamentali durante la risposta alle epidemie e nella maggior parte dei piani di preparazione», per riprendere le parole del Rapporto. La fiducia nel governo e nelle istituzioni è indicata come un fattore importante nell’influenzare.

E le sue basi, chiarisce il rapporto, devono essere gettate in tempo di pace, prima della risposta alla pandemia. E anche qui non si può dire che il clima del Belpaese sia quello propizio a mettere in campo e rafforzare la preparazione e la risposta a potenziali future pandemie. La delegittimazione della task force e di singole personalità impegnate nella lotta al virus, insieme ai veleni dell’inchiesta della procura di Bergamo, hanno ingenerato sfiducia nelle istituzioni e nella stessa comunità scientifica.

Una condizione che non si ritrova nel passato più recente. Di non essere “preparati” ad una possibile emergenza lo sospettavamo. Non resta che sperare che questo Rapporto accenda una spia rossa (e non solo qui in Italia).

CHIARA SARACENO