L’organizzazione Essere Animali lancia una petizione on line diretta al sindaco di Santa Cristina e Bissone, Elio Grossi, per chiedere la chiusura di un allevamento di maiali presente nel comune Pavese

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L’iniziativa nasce dopo diverse ispezioni effettuate dal team investigativo della ONG animalista nei pressi dell’allevamento, partite in seguito a diverse segnalazioni inviate da privati cittadini. Dopo un anno di monitoraggio delle condizioni degli animali e della struttura, Essere Animali considera la situazione altamente critica, motivo che ha spinto a chiedere al sindaco un provvedimento drastico e urgente come la chiusura dell’attività.

“L’odore nauseabondo è probabilmente causato dall’accumulo di deiezioni all’interno degli stessi recinti in cui vivono gli animali, costretti come mostrano le nostre immagini a vivere in condizioni di estrema incuria. Il pavimento di questi recinti non è fessurato, per cui non è possibile far defluire le feci e le urine degli animali, che andrebbero quindi pulite quotidianamente e mai accumulate, soprattutto con le elevate temperature estive. Il risultato è un netto abbassamento della qualità della vita per tutti gli abitanti di Santa Cristina e Bissone, non solo per le abitazioni limitrofe l’allevamento, in quanto il vento spinge gli odori fino all’abitato principale”, commenta Simone Montuschi, presidente di Essere Animali.

L’organizzazione ha nuovamente segnalato il caso alle autorità e, mercoledì 21 luglio, la Polizia provinciale ambientale di Pavia e la Polizia locale hanno svolto un controllo all’interno dell’allevamento, constatando le stesse condizioni denunciate dall’organizzazione.

Ma la situazione per Essere Animali sarebbe irrecuperabile, al punto di chiedere al sindaco di intervenire per chiudere l’allevamento. Infatti, oltre all’odore nauseabondo, che i cittadini lamentano di segnalare alle autorità da circa 10 anni, nell’allevamento è presumibilmente presente una cospicua quantità di eternit, utilizzato per i tetti dei capannoni. Il materiale è visibilmente in pessime condizioni, con molte parti sbriciolate, una situazione che potrebbe rappresentare un chiaro rischio per chi lavora all’interno, in quanto la polvere di amianto generata dall’usura del materiale è altamente cancerogena. La legge impone una bonifica che, per l’allevamento in questione, necessiterebbe di un piano d’azione impegnativo e urgente.

L’organizzazione ha inoltre segnalato la presenza di un tubo che collega l’allevamento a un’area verde adiacente, per appurare che non si tratti di uno smaltimento abusivo di liquami.

“Siamo consci che chiedere la chiusura di un’attività sia un’azione forte, ma la situazione a Santa Cristina e Bissone è insostenibile. I problemi dei capannoni sono strutturali e le possibilità di un concreto intervento per recuperare un allevamento così grande e fatiscente, nelle stesse condizioni dagli anni sessanta, sono pressoché risibili. Ma se il tempo dentro l’allevamento si è fermato, attorno sono sorte case dove abitano famiglie il cui standard di vita è nettamente peggiorato. Costoro ricevono da anni promesse d’intervento da parte dell’amministrazione comunale, ma il problema puntualmente si ripresenta. Anche gli animali allevati oggi necessitano di standard che questo allevamento non rispetta e probabilmente mai potrà rispettare. L’unica soluzione per il bene degli abitanti di Santa Cristina e Bissone, dell’ambiente e degli animali è chiudere l’allevamento”, dichiara Simone Montuschi.

Anche lo scorso anno l’azienda finì nel mirino delle proteste. Sempre in seguito a una segnalazione di un privato cittadino, Essere Animali documentò la presenza di decine di cadaveri di maiali abbandonati a cielo aperto in un cassone all’esterno dell’allevamento. Le carcasse erano in avanzato stato di decomposizione e sporgevano dal bordo del cassone, rilasciando i fluidi corporei sul terreno circostante.

Le immagini vennero diffuse anche in un servizio del Tg1 e, in seguito alla segnalazione di Essere Animali, l’ATS di Pavia comminò una sanzione, in quanto la cella frigorifera necessaria per conservare gli animali deceduti in allevamento non era funzionante.