L’orticello anti-rifugiati d’Europa. Il blocco dell’est alza un muro agli afghani

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C’è chi pone un muro invalicabile di fronte all’arrivo dei profughi afghani.

Chi resta in silenzio per debolezza. Chi invece cerca di trovare una soluzione operativa rapida, per la paura che un’ondata migratoria possa destabilizzare gli equilibri politici interni. È la solita Europa divisa e multiforme a prepararsi al G7 di domani dinanzi a uno dei momenti più drammatici della storia dell’Afghanistan con il fallimento di 20 anni di missione occidentale.

Da una parte c’è il muro di Slovenia, Austria, Polonia e Ungheria, decisi a evitare che una nuova ondata di migranti colpisca il Vecchio Continente come fu per i siriani nel 2015. “L’Ue non aprirà corridoi umanitari per i profughi afghani” ha annunciato ieri il premier conservatore sloveno Janez Jansa, presidente di turno dell’Ue, parlando a nome di tutti, pur non potendolo fare. La stessa linea del cancelliere austriaco, Sebastian Kurz: “Gli eventi in Afghanistan sono drammatici, ma non dobbiamo ripetere gli errori del 2015 […] l’Ue deve proteggere le frontiere esterne”.

E ancora: “Proteggeremo l’Ungheria dalla crisi dei migranti” ha affermato Viktor Orban. In Polonia, poi, secondo quanto dichiara Ewa Letowska – attivista e giurista di fama internazionale – la Guardia di frontiera sta tenendo fermo, in condizioni disumane, da oltre una settimana, sulla frontiera fra la Polonia e Bielorussia, un gruppo di circa venti fuoriusciti da Afghanistan. Questo atto è una violazione della legge internazionale sui diritti degli profughi”. Mentre un muro fisico, lungo 40 km, è stato eretto dalla Grecia al confine con la Turchia. “Stiamo dicendo chiaramente che non saremo e non possiamo essere la porta d’Europa per i rifugiati e i migranti che potrebbero tentare di entrare nell’Unione europea – ha dichiarato il ministro alla migrazione e all’asilo Mitarachi all’emittente statale ERT