La Commissione Europea, attraverso la proposta di un regolamento per responsabilizzare le aziende sull’impatto delle loro produzioni sull’ambiente
Ha mandato un segnale incoraggiante. Dimostra che le massime istituzioni stanno iniziando a fare proprie le tematiche dello sviluppo sostenibile e della transizione ecologica, dando una nuova direzione alle politiche.
L’obiettivo di queste nuove regole, che gli stati membri dovranno poi recepire, è quello di garantire che le materie prime e i prodotti importati non siano frutto di terreni deforestati o degradati dopo il 31 dicembre 2020.
Non solo, ci si vuole anche assicurare che tali produzioni non siano avvenute contravvenendo alle leggi dei Paesi in cui sono situati i siti produttivi, valutando i Paesi secondo un sistema di benchmarking per il livello di degrado forestale. In particolare, il regolamento copre sei materie prime con un ruolo chiave nella deforestazione: carne bovina, legno, olio di palma, soia, caffè e cacao, più i principali prodotti derivati.
La piaga della deforestazione, stando ai dati della FAO e di Greenpeace, ha causato la distruzione di 420 milioni di ettari di foreste solo tra il 1990 e il 2020, un’area più grande della stessa Unione Europea che è responsabile per il 17% della deforestazione tropicale per materie prime scambiate a livello internazionale.
È un trend insostenibile e ingiustificabile. Le stesse valutazioni UE sull’impatto di queste misure per le aziende dimostrano come i costi per produzioni green non sarebbero di molto superiori. Per questo da cittadina e consumatrice ancor prima che da portavoce, mi auguro che l’Italia recepisca pienamente tale proposta, incrementando anche il controllo sul rispetto dei diritti umani nelle aziende.
Il percorso da seguire è sempre più delineato, ora bisogna dimostrare la volontà di seguire fino in fondo tale percorso verso un futuro sostenibile.