Ma… questa privacy?

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Alcuni giorni fa si è tenuto nella mia città Trieste Next, Festival della Ricerca Scientifica. Ho assistito ad alcune delle conferenze, fra le quali Interesse collettivo e dati personali: il caso della statistica ufficiale. È stata un’occasione per rivedere amici dell’Istat che partecipavano alla tavola rotonda, e sentire i relatori: Cecilia Colasanti, responsabile Protezione dei dati ISTAT, Vincenzo Patruno, vicepresidente onData APS, Roberto Samar, vicepresidente dell’Unione statistica dei Comuni Italiani

Dall’incontro sono emerse tante notizie che forse non conosciamo oppure, ed è peggio, conosciamo in maniera distorta. Per esempio è stato ribadito che a tutte queste società di utilizzo dei dati non interessa assolutamente niente di noi singoli, e non hanno neppure modo di controllare se un dato si riferisce a me o ad un’altra persona, ma le informazioni servono solo per gestire meglio ad esempio i mezzi di trasporto, una volta conosciuti gli orari più gettonati dagli utenti. Durante i grandi eventi interessa sapere quanti spettatori ci sono nelle varie ore della giornata in una griglia di 10×10 metri, per poter gestire il personale alle uscite, eventuali navette e… per sapere quali relatori hanno richiamato più pubblico, per l’organizzazione dell’anno venturo.

Ci sono precise direttive europee che stabiliscono che i dati non possono esser “aperti” per curiosare movimenti e azioni delle singole persone, ed affidando all’intelligenza artificiale la stampa dei risultati, viene garantito l’anonimato.

Durante il Covid, in modo particolare, abbiamo avuto bisogno, noi singoli cittadini e le istituzioni, di sapere dati aggiornati anche giorno per giorno sulla situazione della pandemia, e tutti seguivamo con apprensione l’andamento dell’indice Rt, ricavato dai dati del giorno precedente.

Per privacy, tante persone si sono rifiutate di segnalare al loro datore di lavoro se si erano sottoposte al vaccino o no, in quanto tale dato era ritenuto sensibile. Ma… quelli non vaccinati erano gli stessi che comparivano in parecchi telegiornali poiché per parecchi giorni protestavano nella Piazza dell’Unità d’Italia, a Trieste, e quindi tutta Italia aveva modo di vederli.

Una recente notizia ci informa che è stata catturata una banda di ladri acrobati che approfittavano dell’assenza dei proprietari per svaligiare le loro case. I derubati erano vip e influencer, che sui social indicavano tutti i loro spostamenti, facilitando il lavoro dei malintenzionati.

Insomma, dobbiamo esser sicuri che non venga violata la nostra privacy, ma non dobbiamo essere noi stessi a divulgarli, e poi magari protestare.

Giorgio Dendi