Ma su cosa sarebbero fondati gli attacchi contro Alessandro Di Battista?

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Ma su cosa sarebbero fondati gli attacchi contro Alessandro Di Battista? Non parlo degli infiltrati che facendo finta di essere dei simpatizzanti spargono cazzate e calunnie per spaccare il M5S (è un’altra delle tattiche che Salvini ha copiato da Trump). Parlo dei veri pentastellati che hanno scritto articoli o post accusandolo di essere un talebano. Ma l’hanno letta l’intervista di ieri al “Fatto” o si sono basati sui titoli dei quotidiani leghisti e dei telegiornali liberisti? Che peraltro dovrebbero smettere di seguire ossessivamente visto che non li aiuta a capire il nemico e a individuarne il modus operandi e i punti deboli per poterlo meglio combattere, ma al contrario aiuta il nemico a manipolarli.

È un testo di una pagina; vale la pena leggerlo (come vale la pena guardare l’intervista che gli ha fatto Gomez a “Sono le Venti”). La chiave è la risposta alla prima domanda, in cui il giornalista fa riferimento alle voci di cui sopra, di un Di Battista che lavorerebbe contro il governo. Ecco la risposta: “Qualora Conte dovesse portare avanti idee come il Ponte sullo Stretto e non essere duro come aveva detto di voler essere sulla revoca della concessione ad Autostrade, dirò pubblicamente che sono in disaccordo con lui. Ma ciò non significa che io intenda picconare il governo”.

A parte il fatto che sono totalmente d’accordo con lui, questo è un dissenso costruttivo, politico, e per di più molto circoscritto: la proposta di rispolverare un vecchio progetto berlusconiano e far partire un’ennesima “grande opera” per ottenere vantaggi immediati (in particolare per gli amici e gli amici degli amici) facendone pagare le conseguenze ai posteri, l’hanno lanciata Renzi e Salvini; è significativo che la boutade abbia immediatamente ottenuto l’attenzione dei media, ansiosi di compiacere le multinazionali che ci guadagnerebbero e che li ricompenserebbero con un po’ di pubblicità con cui aumentare gli stipendi dei direttori e grandi firme; ma che non si possa neanche opporsi è ridicolo.

Lo stesso per le Autostrade: vanno restituite allo Stato, nazionalizzate, perché sono un settore strategico, perché è immorale che un’opera costruita a spese dei contribuenti crei profitti per una famiglia di miliardari, e perché la società che le gestiva è colpevole di negligenza a scopo di lucro e del crollo del ponte Morandi.

Cos’altro ha detto Di Battista? “Io voglio aumentare il potere contrattuale del M5S nel governo, perché ritengo che quello attuale non sia proporzionato al 33 per cento preso alle Politiche”. Sacrosanto: il M5S ha commesso gravi errori di ingenuità e di inesperienza; può redimersi ma non nascondendoli dietro un omertoso silenzio bensì attraverso una severa autocritica e cambiando radicalmente il suo atteggiamento nei confronti degli alleati di governo.

“Io sono anti-establishment”, ossia ostile ai Benetton, a Bonomi, agli Elkann, a Malagò. A qualcuno nel M5S invece questi personaggi piacciono? Sono fra i principali responsabili della crisi del nostro paese, economica e morale, e mi dispiace solo che Di Battista abbia usato l’anglicismo eufemistico “establishment” – io avrei parlato di casta o di sistema. (Ma mi piace che chiami gli Elkann con il loro cognome americano, non Agnelli).

“Lo Stato deve dare più lavoro. E c’è bisogno di un istituto per la trasformazione industriale”. Finalmente una voce limpidamente antiliberista, che osi parlare di intervento dello Stato, come Roosevelt dopo la grande recessione. Non siete d’accordo? Ci sono tanti partiti e partitini che concordano con voi e che continueranno sulla strada delle privatizzazioni e dell’americanizzazione, con la Lega di Salvini a guidare una cordata di cui fanno parte i fascisti immaginari di Meloni, i renziani, i berlusconiani, i calendiani, i piùeuropeisti e altri liberal e radicali, parte del Pd. Spero che almeno il M5S faccia eccezione.

Credo che fosse la strategia che l’ha portato al successo elettorale nel 2018 e che ora va trasformata in un’ideologia di netta opposizione al sistema neocapitalista. Mi pare giusto che i liberisti detestino Di Battista e abbiano paura di lui; è eloquente ma anche lucido, è un idealista ma che sa agire in modo accorto e razionale; ha chiari principi e obiettivi ma sa ascoltare e sa adeguarsi. Il M5S ha bisogno di lui e l‘Italia pure. Come lui stesso ricorda a conclusione dell’intervista, ha aiutato il M5S a prendere il 33%, poi si è fatto da parte: avere paura di lui dall’interno del Movimento è sciocco.                                             (di Francesco Erspamer)