MAFIA CAPITALE: PER LA CASSAZIONE NON SI PUÒ PARLARE DI MAFIA

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Mafia Capitale, due parole che a vederle così, vicine, mi hanno sempre provocato un senso di rabbia e frustrazione. Perché la nostra Capitale è entrata nel vortice della criminalità organizzata decenni fa, e solo negli ultimi anni se ne è parlato sui giornali (sempre troppo poco) e nei tribunali. Nell’inchiesta prima e nei processi poi, denominati “Mondo di mezzo” si è discusso se fosse giusto o meno, legittimo o meno, accostare queste due parole e legarne i destini. Con la sentenza di primo grado si era detto no, mentre la Corte d’Assise aveva confermato il 416bis.

Con la sentenza di oggi invece, la Cassazione ha ribaltato un’altra volta la sentenza affermando che non si tratta di associazione mafiosa, ma di sodalizio criminale, riconoscendo quindi le azioni criminose compiute, ma non riscontrando i tratti tipici della mafia. Sentenza che stupisce viste le intercettazioni e le carte portate sul tavolo dalla Procura, ma che va rispettata in quanto tale. Per questo, ritengo fondamentale leggere le motivazioni della Corte che saranno depositate in seguito. Restano i clan, o meglio, i gruppi criminali che hanno agito in barba alla Legge e allo Stato. Associazioni di persone che in alcuni casi avrebbero dovuto rappresentare lo Stato e che invece hanno agito per mero tornaconto personale, fregandonese di tutto e di tutti.

Oggi Roma continua nella sua rinascita da quel “Mondo di Mezzo” in cui era stata imprigionata per troppo tempo.

Vittoria Baldino