Mai più schiavi Con i lavoratori della Texprint

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Mai più 12 ore al giorno, per 7 giorni a settimana

Adesso a Prato – chiediamo più diritti, meno mafia e più posti di lavoro
Questo l’appello di SI Cobas al quale abbiamo aderito
Scendiamo in campo, dalla parte degli operai Texprint

È dal 18 gennaio che va avanti lo sciopero dei lavoratori Texprint. È dall’11 febbraio che i lavoratori sono giorno e notte davanti ai cancelli della fabbrica. La loro lotta in questi mesi ha acceso i riflettori sullo sfruttamento sfrenato nel distretto del tessile e dell’abbigliamento, e va avanti anche dopo che il coraggio di denunciare è stato punito con 13 licenziamenti. Le loro denunce, a maggior ragione adesso, chiamano tutte e tutti noi a non rimanere indifferenti.

Non si può rimanere alla finestra a guardare, quando in gioco ci sono i più elementari diritti e la stessa dignità umana. Diritti e dignità sistematicamente calpestati, per le migliaia di schiavi moderni delle filiere della “fast fashion”, da turni giornalieri di 12 ore, negazione del riposo settimanale, caporalato, continuo rischio di incidenti e vere e proprie mutilazioni sul posto di lavoro.
Tutto questo non avviene in un continente lontano. Avviene a Prato, Italia, Europa. Nel 2021. A poche centinaia di metri dalle mura del centro storico.
Se i diritti non sono per tutti, non sono davvero tali. Prato non deve più essere “zona franca” per chi vuole fare profitto sullo sfruttamento, passando sopra a leggi, norme, contratti di lavoro.

Sulla “Casa dei Diritti”, dove i lavoratori in sciopero dormono e vivono da settimane, hanno trascritto due articoli della Costituzione: “L’iniziativa economica privata (…) non può svolgersi in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana” (art.41); “La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite” (art.36)
Nella Prato del 2021 gli operai che con straordinario coraggio si stanno battendo per affermare questi fondamentali principi non possono essere lasciati soli.

La loro battaglia per lavorare “8×5” e per un regolare contratto di lavoro è una battaglia che deve unire tutti coloro che vogliono un futuro diverso per il distretto e il territorio. Perché sappiamo che l’esito di questa vertenza determinerà questo futuro. In questi mesi il sostegno materiale, il calore e la solidarietà di centinaia di cittadini, associazioni, lavoratori è stata la forza che ha permesso ai lavoratori di portare avanti una straordinaria resistenza di fronte a un’azienda disposta a mettere in campo tutte le proprie (ricche) risorse per salvaguardare per sé (e per altre imprese) una sorta di “licenza a sfruttare”.

Antonella Bundu