Al primo impatto mi risultò alquanto antipatico. Arrivato a Telecupole iniziò a telefonare dalla redazione (non c’erano ancora i cellulari) chiamando una serie di numeri come se fosse a casa sua. Subito dopo diede le disposizioni per la registrazione del programma. Tutte le telecamere dovevano essere posizionate su di lui. Il conduttore (che ero io) doveva starsene in un angolo e porgere alcune domande concordate, rimanendo fuori campo. Molto liberale liberista e libertario negli interventi pubblici, Marco Pannella, nel privato, era alquanto dispotico ed arrogante. Non sapeva però che aveva trovato pane per i suoi denti. Gli dissi che la trasmissione poteva farsela da solo e che mi rifiutavo di obbedirgli. Chiamò immediatamente l’editore e minacciò fuoco e fiamme. Dopo una lunga discussione si placò e venne a più miti consigli. Al di là di questo caratteraccio gli vanno riconosciuti grandi meriti. Se in Italia passarono le leggi sul divorzio e sull’aborto lo si deve a lui. In quei tempi nel partito regnava Giovanni Negri, originario di La Morra, che intervistai numerose volte, da solo o con Pannella al suo fianco. Negri era un ragazzo molto garbato,
sveglio e aitante. Ma durò poco. Pannella creava e distruggeva i suoi idoli con una velocità impressionante. La stessa Emma
Bonino, illustre braidese che ha ricoperto incarichi rilevanti in Italia ed in Europa, non sempre si trovava in sintonia con il
Capo supremo. Comunque me la fece pagare. In un comizio pubblico, tanto per farmi un complimento, mi definì il “tenutario arro
gante e presuntuoso della più importante televisione piemontese”. Detto da Marco Pannella mi sembrò un complimento.