Massimo Fini: “Ma io dico no a sciogliere Forza Nuova”

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In democrazia tutte le idee, anche quelle che appaiono aberranti ai più, hanno diritto di cittadinanza.

Quindi anche quelle di Forza Nuova (Dio, Chiesa, Famiglia, Patria, Nazione). Ma c’è un limite assoluto e invalicabile: nessuna idea, buona o cattiva che sia, può essere fatta valere con la violenza. Perciò è del tutto legittimo che i responsabili degli attacchi alla sede della Cigl e al Pronto Soccorso dell’ospedale Umberto I siano finiti in galera tanto più che colti, senza possibilità di equivoco, in flagranza di reato (anche se oggi, Cartabia dixit, nemmeno la flagranza è a volte sufficiente per l’arresto, naturalmente per i reati di `lorsignori`, cioè corruzione e concussione, mentre per i reati da strada, in genere commessi da povera gente, vige il motto di Madama Santanché: “in galera subito, e buttare via le chiavi”).

Sono invece assolutamente contrario allo scioglimento di Forza Nuova. Per due motivi. Il primo è di principio e si rifà, come ho detto, al diritto di espressione di qualunque idea. È vero che la legge Scelba del 1952, recependo l’articolo XII delle “disposizioni transitorie” della Costituzione, vieta la ricostituzione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista e ogni manifestazione di apologia del fascismo. Questa legge era storicamente comprensibile perché uscivamo da una sanguinosa guerra civile e una ricostituzione del partito fascista a soli sette anni dalla fine del conflitto non pareva accettabile. Anche se qualche dubbio vi fu. Palmiro Togliatti era avverso alla legge Scelba perché capiva benissimo che si comincia col mettere fuori legge i fascisti e si finisce per farlo anche con i comunisti. Si apre cioè una voragine che può non aver fine. Sia come sia è una legge giustificata da quel particolare momento storico, ma non può valere per l’eternità tanto che, appunto, si richiama alle “disposizioni transitorie” della Costituzione. Ora, se le parole hanno un senso ciò che è “transitorio” deve pur avere un termine. E a 75 anni dalla fine della seconda guerra mondiale questo termine appare abbondantemente scaduto.

Il secondo motivo è pratico. Una organizzazione politica, strutturata, è controllabile dalle forze di polizia, se la sciogli i suoi adepti si disperdono nella società. È in fondo lo stesso discorso del rapporto fra “mondo di mezzo” romano e la Mafia propriamente detta. La Mafia è una organizzazione strutturata, con boss, sottoboss, esecutori, individuati e individuabili e quindi, sol che lo si volesse, contrastabile ed eliminabile (lo fece proprio il Fascismo perché un potere forte non può tollerare al proprio interno un altro potere forte). Il “mondo di mezzo” è liquido, per dirla con Vattimo, e quindi è molto difficile sapere dove stia. Può albergare ovunque, anche nella persona con cui in treno stai intrattenendo una piacevole conversazione. Non ha modi di fare per cui lo si possa individuare come delinquente.

Ma le manifestazioni, in buona parte pacifiche, anche se poi strumentalizzate da una minoranza di violenti, contro il green pass o, poniamo, contro la TAV, non sono che l’epifenomeno di una questione molto più vasta: la disaffezione o piuttosto il disprezzo di buona parte degli italiani nei confronti del sistema partitocratico. Green pass o no TAV fanno provvisoriamente da collante a questa disaffezione. Mi rifiuto di credere che il 48% dei cittadini italiani che alle recenti amministrative hanno disertato le urne siano fascisti o neofascisti o anche semplicemente dei militanti no vax. Sono persone che rifiutano l’attuale sistema partitocratico, in favore di una vera democrazia, e lo fanno nel modo più pacifico possibile: con il non voto. È su questo che la classe politica attuale dovrebbe riflettere invece di lasciarsi andare a facilissimi, e strumentali, crucifige di Forza Nuova o di chi per lei. Insomma la classe politica dovrebbe innanzitutto, e soprattutto, guardar dentro se stessa.

“Anche il più puro dei puri trova sempre qualcuno più puro di lui, che lo epura” ( Pietro Nenni )

Massimo Fini