MATTEO SALVINI, IL NEGAZIONISTA SEMPRE OBLIQUO

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Non è un mistero che Mario Draghi nutra una crescente insofferenza per le pressioni negazioniste di Matteo Salvini sulla pandemia.

Mentre altri (Repubblica) si tuffano nei “tre colloqui burrascosi” tra il premier e Giuseppe Conte, il Corriere della Sera sta sulla notizia e scrive che a Salvini “il presidente del Consiglio ha chiesto una tregua, una moratoria sulle parole e sulle polemiche politiche, almeno sul fronte delicatissimo della lotta alla pandemia” (Monica Guerzoni).

Il negazionismo salviniano non può consistere certo nella negazione del Covid-19, e neppure nella propaganda No-Vax, e meno che mai nell’occultamento dei 127mila morti stroncati dal virus. È qualcosa di più sottile che da quel 9 marzo 2020, quando è tutto cominciato, parla a quella parte del Paese che ha sempre ritenuto il Covid-19 un’esagerazione; il lockdown deciso dal governo Conte l’inizio della dittatura sanitaria; i relativi Dpcm un’aperta violazione della Costituzione; le mascherine, un’assurda imposizione; il vaccino, una sostanza pericolosa cui sottrarsi in ogni modo. Salvini ha dato spago a tutto questo ciarpame nel suo abituale modo obliquo giocato sul dico-non-dico tanto qualcosa resterà.

Se il capo del partito da due anni in testa ai sondaggi (anche se ora un po’ di meno) mette e leva la mascherina sbuffando, invoca la cacciata del ministro Speranza perché “vuole chiudere tutto”, approfitta della tragica morte di una ragazza dopo la somministrazione di AstraZeneca per dire che “i nostri giovani non possono essere usati come cavie da laboratorio”, lancia un preciso segnale a una parte numericamente rilevante di potenziali elettori.

Quelli appunto che continuano a considerare il Covid poco più di un’influenza e che eviteranno di farsi inoculare il vaccino, di qualunque marchio esso sia. È come se Salvini dicesse loro (accompagnato dalla fanfara della stampa sovranista e dal coro della destra televisiva): da quando sono al governo non posso dire di più, ma voi fate bene a diffidare.
Insomma: capisci a me!

Il problema è che se anche la campagna vaccinale procede a buon ritmo, a meno di accelerazioni miracolose è molto ma molto difficile che con l’arrivo dei primi freddi (quando il virus riacquista forza) riesca a raggiungere la soglia di sicurezza fissata al 70-80% di popolazione vaccinata. Meno che mai se nella maggioranza di governo c’è un signore che rema contro. Perciò Draghi chiede a Salvini “una moratoria sulle parole”: ovvero che una volta per tutte chiuda il becco.

Antonio Padellaro