MELONI SPERA NELLA BCE PER RIDURRE LE TASSE E SALVARE I SERVIZI: MA EVOCA I TAGLI LINEARI

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La Premier nella conferenza stampa di inizio anno 2024 ha affrontato i molteplici aspetti dell’attualità nazionale ed europea, in maniera non disgiunta dalle questioni interne alla coalizione di governo e ai rapporti con il Quirinale a partire dalle osservazioni del Presidente Mattarella sulla legge per la concorrenza prescritta dalla UE come condizione del PNRR

Giorgia Meloni spera in Christine Lagarde per poter ridurre le tasse, confermare gli sconti Irpef e sul cuneo contributivo anche dopo il 2024 e scongiurare il de-finanziamento dei servizi pubblici.

In ogni caso, dovendo scegliere fra scenari di aumento del carico impositivo statale e strategie di diminuzione della spesa pubblica per centrare l’obiettivo del pareggio tendenziale dei saldi di bilancio, l’opzione – assicura la Presidente del Consiglio – ricadrà sulla seconda ipotesi e non sulla prima.

La Premier di Fratelli d’Italia, di fronte ai giornalisti riuniti a palazzo Chigi, ha spiegato a tale proposito, e mutuando una definizione dal proprio predecessore e Premier tecnico Mario Monti, che la via maestra sarà quella dei “tagli lineari”, condotta però “con maggiore precisione”, quindi, e sperabilmente, con una maggiore capacità selettiva rispetto al rapporto fra spese improduttive e intermedie e altre finalizzate a garantire servizi reali e finali ai cittadini come salute e sicurezza. La cui venuta meno, va ricordato, comporta per famiglie e imprese esborsi di gran lunga superiori a qualsiasi beneficio sulle tasse.

Più facile a dirsi che ad attuarsi, di fronte a un patto di stabilità franco tedesco “che non è quello che avrei voluto”, ha ammesso Meloni, e che obbligherà l’Italia a conseguire una successione di consistenti avanzi primari, al netto della spesa per interessi e per la difesa, per spuntare una maggiore flessibilità dalla Commissione di Bruxelles nelle politiche economiche e fiscali nazionali quadriennali e settennali.

Per questo motivo, la Premier confida nella circostanza che, a seguito del calo dell’inflazione anche nella sua componente “core”, dovuta soprattutto ai fattori energetici mentre resta elevata nelle materie prime alimentari, con auspicabile decorrenza fin dal prossimo mese di marzo il consiglio di sorveglianza della Banca centrale europea, su indicazione della presidente Christine Lagarde, vorrà procedere alla prima di una serie di limature ai tassi di riferimento e quindi al costo del denaro: attenuando la voce della spesa in conto interessi salita nel frattempo sopra la soglia monetaria assoluta dei cento miliardi annui.

Inevitabile un riferimento al Mes, il meccanismo europeo di stabilità, la cui mancata ratifica da parte del Parlamento non rappresenterebbe – a detta di Meloni – una rivalsa della maggioranza governativa nei confronti del Patto di stabilità imposto da Parigi e Berlino, ma sarebbe da ricondurre all’esercizio della sovranità nazionale e alla circostanza che “neppure in precedenza sarebbe mai esistita una maggioranza parlamentare favorevole all’approvazione del trattato di riforma del fondo salva Stati” divenuto anche fondo salva banche e “firmato da altri” (l’ex premier grillino Conte, ndr).

Un punto è sicuro: regole di bilancio europee e nuovo Meccanismo di stabilità sono due pilastri inseparabili, poiché i Paesi membri della UE in difficoltà nel rispetto delle prime possono attivare il secondo ottenendo la possibilità di procedere a speciali emissioni di titoli del debito sovrano a condizioni più agevolate di quelle rinvenibili sugli ordinari mercati dei capitali.

L’Italia quindi si è resa responsabile di una strategia monca che, fin dai tempi del secondo governo Conte, ha portato il nostro Paese a rifiutare politicamente un prestito massimale di 33 miliardi di euro per la riorganizzazione post covid del servizio sanitario nazionale.

Inevitabile, inoltre, un riferimento alla decisione del Presidente Sergio Mattarella di apporre il visto alla legge sulla concorrenza, accompagnandolo però con un testo nel quale il Quirinale espone un elenco di severi rilievi in ordine al capitolo delle concessioni balneari e alle resistenze di palazzo Chigi e della maggioranza a mettere definitivamente a gara le stesse come Bruxelles invece vorrebbe a pena di avviare, nella prossima primavera, una procedura di infrazione contro il nostro Paese.

Giorgia Meloni rivendica il lavoro di mappatura e censimento delle aree demaniali dedicate allo sviluppo delle attività ricettive balneari, mai svolto da nessun precedente Esecutivo, e promette che i rilievi del Capo dello Stato saranno tenute in conto per evitare sanzioni a carico dell’Italia per un inadempimento giudicato “corporativo” da molti osservatori e tale da condizionare negativamente le prossime rate del PNRR.

Dir politico Alessandro Zorgniotti