Nata a Conversano in provincia di Bari, mia madre si trasferì giovanissima a Grinzano di Cervere, in provincia di Cuneo, avendo sposato mio padre che aveva conosciuto in Puglia. Da impiegata comunale a tuttofare, in un piccolo borgo dove si parlava solo
dialetto piemontese, affrontò con intelligenza e buon senso una vita dove i meridionali erano visti con curiosità non priva di pregiudizi. Ma il suo carattere dolce ed il suo altruismo ebbero la meglio facendosi stimare e ben volere praticamente da tutti. Il suo desiderio nei miei confronti e dei miei fratelli Piero ed Anna era quello di vederci felici non facendoci mancare nulla a costo di sacrifici enormi. Noi abitavamo in un edificio a piano terra di proprietà del comune ed al piano superiore c’erano le scuole elementari. Per raggiungere la mia aula io salivo una scala interna senza praticamente uscire di casa. Mia madre, tra le varie attività, ospitava le maestre e preparava loro i pasti. Liliana Bonansea, la mia prima insegnante, viveva praticamente da noi e mi impartiva
lezioni tutto il giorno. Lei e mia madre decisero dopo la quarta elementare che la migliore soluzione per il mio futuro fosse il seminario di Fossano dove approdai in quinta e dove trovai un ambiente sereno con tanti compagni brillanti come Giovanni Quaglia e Mario Picco. Il primo è oggi uno dei personaggi più influenti in Piemonte mentre il secondo, divenuto sacerdote e professore è scomparso qualche anno fa a causa di un terribile incidente automobilistico. Un prete sicuramente destinato ad un grande futuro che ha lasciato un ricordo indelebile. Una delle frasi preferita da mia madre era riferita allo studio. Solo impegnandoti potrai sperare in una vita migliore, diversamente non realizzerai mai nulla. Me la ripeteva continuamente, sempre però con grandissimo amore.
A sette anni fui protagonista di un episodio che ricordo con tutti i particolari. Mio padre era tornato a casa molto deluso perché la Cassa di Risparmio di Fossano gli aveva rifiutato un piccolo prestito. A suo parere il diniego era dovuto alla mancanza di conoscenze e di giusti rapporti. Intervenni chiedendo spiegazioni a mia madre che con grande buon senso me le diede. A questo punto affermai che da grande sarei diventato presidente di quella banca. Mio padre mi guardò sconsolato mentre mia madre mi invitò a non
dire sciocchezze e a non raccontare questa fesseria a nessuno per evitare di essere deriso. Ed io rimasi in silenzio. Pochi decenni dopo fui nominato presidente proprio della Cassa di Risparmio di Fossano. Purtroppo mia madre è morta qualche anno prima mentre mio padre, che ricordava perfettamente l’episodio, era ancora vivo e vegeto. Stentava a crederci ma piangeva di gioia.