Michele Emiliano: “Il governo deve fermare la guerra sui tamponi”

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Il pallino sulle riaperture deve tornare alle Regioni, lo ripete anche lui: “Il governo deve stabilire delle linee guida, ma poi dal 18 maggio dovranno essere i presidenti a valutare, perché già ora il peso delle decisioni ricade innanzitutto su di noi”. Ma per il governatore della Puglia, il dem Michele Emiliano, il tema è un altro: “Il vero nodo è quello dei tamponi, ossia quanti ne vanno fatti da ciascuna Regione, e su questo da Roma devono darci indicazioni chiare”.

Tanti governatori insistono per riaprire da domani, e alcuni hanno emanato ordinanze: compreso lei, che farà ripartire parrucchieri ed estetisti dal 18 maggio. Sembra una guerriglia, non crede?

L’insistenza fa parte della normale dialettica con il governo, con cui le Regioni hanno sempre mantenuto il dialogo. La mia ordinanza stata emanata dopo aver valutato tutti i parametri di sicurezza e dopo aver consultato l’esecutivo. Permettere alle donne e agli uomini di recarsi dal parrucchiere non è un dettaglio, perché la cura della persona rientra nel diritto all’identità. Credo che apriremo la strada al governo per far ripartire il settore in tutta Italia dal 18.

Il Friuli-Venezia Giulia vuole riaprire negozi e attività da domani, come ha già fatto l’Alto Adige. Insistono, nonostante il Tar della Calabria abbia bocciato l’ordinanza della Regione che aveva riaperto bar e ristoranti.

Certe forzature vanno evitate. Ma con la pandemia la destra è sparita, e non potendo dare un segnale di presenza in Lombardia, per evidenti motivi, lo ha fatto in Calabria e potrebbe farlo in Friuli Venezia Giulia. Ma non è decidendo su come si prende il cappuccino che si affrontano i problemi politici.

Però tutte le Regioni hanno chiesto di avere mani libere.

Forse il governo è rimasto sorpreso da questa presa di posizione unanime. Ma in un mondo omologato le esigenze di un governatore non cambiano molto da una regione all’altra.

Lei in Puglia sta facendo tutto ciò che era necessario?

Abbiamo rischiato l’osso del collo quando nella fase 1 35mila pugliesi rientrarono da noi dalla Lombardia. Imponendo la quarantena e grazie al senso di responsabilità di tutti abbiamo contenuto il problema, altrimenti avremmo avuto tante Codogno. Finora abbiamo avuto circa 4200 contagiati, e possiamo gestire la situazione grazie anche a un luminare come Pier Luigi Lopalco.

Però siete ultimi per numero di tamponi eseguiti.

Farli a ritmo continuo non ha senso. Bisogna usarli per il tracciamento nei casi in cui è necessario. Noi faremo i tamponi ai dipendenti della Sanità e a tutti quelli che entrano ed escono dagli ospedali. E vanno monitorati i luoghi di lavoro, perché sono i principali focolai. Stiamo comprando una macchina che permette di arrivare a 10mila tamponi al giorno, e che costa milioni. Ma c’è un problema.

Quale?

I soldi necessari per tamponi, reagenti e tutto il resto li chiederemo indietro al governo. Ma se noi abbiamo come obiettivo di eseguire 15mila tamponi al giorno e il Veneto 100mila, stando a quanto leggo, vanno fissati dei tetti per ogni Regione, e lo devono fare da Roma. Altrimenti si scatenerà una guerra sugli investimenti e il reperimento di questo materiale.

Ci sarebbe il tema di una sanità da ripensare.

Io ho allestito 1500 posti letto in più, e voglio tenermeli. Anzi, dico che se i pugliesi non possono più andare in Lombardia per il Covid, devono curarsi in Puglia. La nostra rete è pronta. Si potrebbe invertire la tradizionale migrazione dal Sud verso gli ospedali lombardi.

Voi governatori volete le Regionali a luglio, mentre il governo aveva già deciso il rinvio in autunno. Ma come si potranno fare i comizi o la raccolta delle firme?

Di comizi se ne faranno di più e con meno gente, e poi ci sono le dirette sui social. Non si possono riaprire i bar e sospendere la democrazia, la Costituzione non lo prevede. E poi se in autunno ci fosse una risalita dei contagi dovrebbero rinviare ancora. Non è pensabile.