Milano, non lenì le sofferenze di un ergastolano malato terminale: dottoressa condannata per lesioni

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Una dottoressa è stata condannata a 6 mesi dal Tribunale di Milano per “lesioni” nei confronti di un ergastolano che morì poi all’ospedale San Paolo nel dicembre del 2014. All’epoca responsabile del reparto della sezione di alta sicurezza del carcere di Opera, la donna era imputata per non aver diagnosticato in tempo un tumore di cui era affetto il detenuto e per non aver nemmeno applicato la corretta “terapia del dolore” per lenire le sue sofferenze.

Il giudice della quinta penale Alessandro Santangelo ha riqualificato l’accusa di omicidio colposo in lesioni perché, in sostanza, quella forma di carcinoma polmonare avrebbe avuto comunque esito letale.

Stando alle indagini del pm di Milano, Maria Letizia Mocciaro, la dottoressa avrebbe causato “una sofferenza estrema” al detenuto perché non valutò “correttamente” i sintomi, non dispose “i corretti esami”, non diagnosticò “4-6 settimane prima il tumore”, non avviò “la corretta terapia radioterapica e/o chemioterapica con finalità palliativa”, né una “terapia del dolore che avrebbe mitigato in tal modo la sindrome dolorosa, migliorando la qualità di vita residua del paziente e allungando la vita dello stesso fino a 3-5 mesi”.

A partire dall’agosto 2014, sempre secondo il pm, il medico non avrebbe prescritto “esami più approfonditi di secondo livello che, secondo l’ars medica, avrebbero potuto condurre alla corretta diagnosi, data la persistenza e l’aggravamento del quadro clinico fortemente sospetto per una patologia tumorale e l’approntamento di una terapia adeguata”.