Milano non può rimuovere la memoria di Bettino Craxi

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Non si può liquidare una parte così importante della storia della sinistra italiana e della nostra città riparandosi dietro la retorica dell’ideologia e dell’odio. Sono trascorsi vent’anni dalla morte di Craxi e quasi trenta dalla sua uscita di scena. Si può non essere d’accordo con lui, con quello che ha fatto, ma non si può non riconoscere il suo ruolo centrale nella storia recente del nostro Paese. Se questo Consiglio Comunale vuole essere all’altezza di Milano, non può non guardare in modo aperto, laico, democratico, alla storia di Craxi.

Le piccole vuote e ipocrite argomentazioni di chi, dopo tanti anni, vede ancora in Craxi il corrotto, il decisionista, l’antidemocratico, l’uomo che metteva a rischio la nostra democrazia, sono il frutto ideologico di chi non vuol fare i conti con la nostra storia e con ciò che è accaduto dopo Tangentopoli; con i drammi di un sistema democratico sull’orlo del fallimento, di una classe politica che oggi rappresenta il peggio del Paese, di un’Italia indebitata, umiliata ed emarginata, sempre più povera, sempre più divisa, sempre meno in grado di dare sicurezza e benessere ai propri cittadini, sempre più chiusa e spaventata dal mondo che la circonda, sempre meno forte e solidale.

Mi rivolgo a voi, alla sinistra senza Craxi, a quella sinistra emersa da Tangentopoli. Non potete non capire cosa ha rappresentato Craxi per la sinistra italiana. Siete ancora fermi lì, alla speranza di rappresentare il popolo delle monetine. Ancora lì a chiedervi come mai prendete soltanto i voti delle élite garantite, di chi vive soddisfatto nello status quo. Perché avete smesso di combattere. Avete rinunciato a capire il motivo per cui si è prosciugato il consenso della classe che un tempo rappresentavate.

Craxi ha interpretato un nuova sinistra riformista, nettamente autonoma dal PCI. Craxi genera una cultura politica nuova che mette insieme il Merito e il Bisogno. Supera la cultura anticapitalista e operaista. E lo fa scontrandosi con forza con il PCI di allora. Oggi dovreste riconoscere che nella battaglia sulla ‘scala mobile’ Craxi era dalla parte giusta e Berlinguer dalla parte sbagliata. Craxi ha governato l’Italia cercando di smontare un sistema che stava portando all’esplosione del debito pubblico, un sistema dominato dal grande compromesso tra DC e PCI su Regioni, pensioni, sistema sanitario e scuola.

Negli anni del Governo Craxi l’inflazione scende dal 16% al 4%, viene bloccata la crescita esponenziale della spesa pubblica, il debito italiano riceve la tripla A dalle agenzie di rating, l’Italia entra nel G7. Si tratta di una svolta riformista che molti di voi devono ancora compiere. La svolta del Merito e del Bisogno. Quella di una sinistra che allora prendeva consapevolezza del fatto che il riscatto dei deboli e degli emarginati passa dal dare loro un’opportunità, non dal pietismo, né dall’assistenzialismo, ma dal dare valore al merito, alle capacità e aspirazioni di tutti.

È questa l’unica “svolta” che ancora non avete compiuto e che può permettervi di tornare a rappresentare il popolo. Voi, sinistra senza Craxi, che ormai avete solo il consenso dei garantiti. Voi che avete perso il rapporto con chi garantito non è. Avete condannato la sinistra ad essere minoranza nel Paese e a governare unicamente attraverso sotterfugi di palazzo.

Per non parlare della chiara presa di coscienza di Craxi della necessità di operare una grande riforma delle istituzioni democratiche. La sinistra di allora lo tacciò di impulsi antidemocratici. Ma Craxi parlava di riforma della Costituzione, di riduzione del numero dei parlamentari, di sistema elettorale tedesco, di superamento del bicameralismo perfetto. Lo faceva nel 1980. Quarant’anni fa. Fu demonizzato per questo.

Non potete non fare i conti con la storia della sinistra e con la storia dei socialisti milanesi. Oggi Milano è grande in Italia e nel mondo anche grazie a quelle persone, a quel gruppo dirigente. La chiamavate con disprezzo “Milano da bere” ma è allora che si gettano le fondamenta della “Milano da bere” di oggi. La visione internazionale, una nuova politica culturale capace di liberarsi dal giogo dell’egemonia comunista e di aprirsi al mondo. Sì, erano i fantastici anni Ottanta. Milano vibrava come vibra oggi. Ma senza quella Milano, la Milano di oggi non ci sarebbe.

Avete voluto annullare quella storia pensando di cavarvela con le monetine. Ma quella storia torna prepotente. Perché il disastro in cui versa l’Italia sta lì a interrogare le nostre coscienze su quando è iniziato a crollare il nostro Stato di diritto, sulla crisi del sistema democratico, il prevalere di partiti senza democrazia, il degrado assoluto della qualità della nostra classe dirigente. Con questa Storia italiana dobbiamo fare i conti per cercare di salvare il nostro sistema democratico. Solo così riusciremo a creare le condizioni che riportino il merito e la qualità alla guida della nostra nazione. Dunque non si tratta di riabilitare qualcuno, né di essere a favore o contro Craxi. Si tratta di decidere di fare i conti con la nostra storia o rimuoverla.

Oggi decidete di continuare a rimuovere quella memoria e vi assumete la responsabilità di rendere inconferente questo Consiglio comunale, sempre più lontano dallo spirito laico e democratico di Milano. Indegno della tradizione di questa straordinaria città e del suo futuro.

Stefano Parisi