Nella mia vita non sono riuscito a realizzare un solo sogno: giocare una partita davanti a mio padre

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Spero che da lassù non si sia perso nemmeno un mio gol”

In fondo papà Krzysztof è stato colui che ha spinto il figlio Robert a continuare la strada del calcio.
“Sotto porta non aveva rivali ed anche dal punto di vista della qualità delle giocate era nettamente superiore alla media. Era determinato, voleva diventare un grande campione ed anche il padre lo appoggiò molto in questo.
L’unico problema era la sua magrezza, davvero eccessiva per un ragazzino di dodici anni”.
La testimonianza diretta di Marek Krzywicki, ex d.s. del Varsavia che ha visto crescere il piccolo Robert.
Il padre del bomber del FC Bayern München morì prima di vedere il figlio tra i professionisti.
In molti assicurano che dopo il primo gol, il giovane Robert abbia indicato il cielo per dedicare tutto a suo padre.
Non ho dimenticato da dove vengo. Fino a 20 anni vivevo nelle case popolari e guidavo una Fiat Bravo.
Ho sempre lottato con tutte le mie forze per arrivare ad alti livelli.
Oggi i giovani sono più riservati o hanno dei problemi con la lingua. Ma in due o tre mesi in un nuovo paese sono sufficienti a dare ordini e questo è quello che ci auguriamo. Se si è abituati a ricevere ordini fin dall’infanzia si perde il proprio carattere, il proprio pensiero.
Forse hanno un po’ paura di parlare.
È una generazione che scrive molti messaggi sul cellulare, che comunica molto su Internet ma chiama meno per telefono, è una cultura di questa generazione.
Una squadra per essere vincente deve avere una spina dorsale e dei leader in ogni linea di squadra: porta, difesa, centrocampo e uno nella zona offensiva. Sarebbe perfetto perché un giocatore da solo non può sorreggere tutto questo”.
Un uomo e un campione immenso…
Complimenti Robert Lewandowski!