“Nessuno deve rimanere indietro”: era questo lo slogan che più mi è piaciuto nella storia del MoVimento

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Tale slogan esprime la volontà di cambiare sempre più la nostra società per farla diventare INCLUSIVA, capace di occuparsi dei più fragili, dei meno fortunati, degli ultimi.
Il mio agire parlamentare e politico è stato, nelle mie intenzioni, votato a combattere i poteri forti, il capitalismo finanziario, l’ideologia mercatista, il neoliberismo della deregulation.
Al centro vanno poste le persone, tutte, anche e soprattutto le più deboli, e non il profitto, non i diritti degli azionisti, non le richieste degli AD.
Mario Draghi, indicato ieri dal Presidente della Repubblica come uomo che dovrà provare a salvare quanto manca della legislatura per fronteggiare la pandemia ed organizzare l’operatività del Recovery Plan, ha una storia assai nota.
Il mondo del credito e della finanza, della grande finanza, lo sente come un suo uomo, come il suo referente.
Se questo è, se Draghi continua ad essere quello che insieme a Trichet scriveva la lettera dell’agosto 2011 al Governo italiano, il comportamento del M5S non potrà che essere netto nella chiusura.
Se dovesse, stupendoci, lo ammetto, sposare altri modelli, quali quello proposto dalla “Laudato si'” e dalla “Fratres omnes” di Papa Francesco, quello della responsabilità sociale d’impresa di Adriano Olivetti, quello della Blue Economy di Gunter Pauli, allora si prospetterebbe uno scenario diverso.
Dubito assai fortemente che questo avvenga e non mi spaventa l’opposizione o il voto.