Next Generation Eu una grandissima occasione per i giovani

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La pandemia ha fatto mettere in primo piano i giovani, ha costretto tutti i Paesi a pensare al futuro e alle nuove generazioni

lo vediamo già dal nome del piano per la ripartenza dell’Europa, Next Generation Eu: ecco, questa è una grandissima occasione per i giovani, è il loro momento
Con i suoi 37 anni, la ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone è, dopo Luigi Di Maio, la ministra più giovane del governo Draghi.

Dal Piano nazionale di ripresa e resilienza al decreto legge sul Reclutamento appena approvato dal Consiglio dei ministri, stavolta i giovani italiani possono sperare di essere davvero considerati per il futuro del Paese?
«Questa è una grande opportunità, l’attenzione verso di loro è altissima e lo dimostrano le misure messe in campo già negli ultimi decreti, dal Semplificazioni che prevede una quota del 30% di assunzioni destinata agli under 35 (e alle donne), alle agevolazioni per il mutuo per l’acquisto della prima casa con la garanzia dello Stato. Stiamo pensando a loro e ogni punto del Pnrr influirà sulla loro vita».

Ma i giovani lo sanno?
«Ecco, questo è un punto importante. Parlando con i giovani, mi sto rendendo conto che molti di loro non sono stati messi in grado di conoscere come il Piano nazionale potrà aiutarli. Serve una grande campagna di comunicazione per far scoprire come anche loro possano partecipare all’attuazione del Piano. Un esempio: la digitalizzazione prevista nella Missione 1 del Pnrr avrà effetti anche sulle loro vite semplificando una serie di processi per accedere ai servizi, ma diventa anche un’opportunità lavorativa in un mondo che cerca competenze sempre più specifiche in settori come quello tecnologico e informatico».

Poi ci sono le assunzioni nella Pubblica amministrazione.
«Sì, il decreto appena approvato dal governo prevede contratti di apprendistato e assunzioni estese anche ai diplomati: queste sono novità positive che hanno l’obiettivo di spingere i giovani verso la Pa».

Ma l’impiego pubblico non sembra molto attraente per i giovani.
«In realtà vogliamo cambiare questa immagine e il decreto Reclutamento è un’occasione per rendere la Pa attrattiva, quando invece negli anni è stata sempre descritta solo come “il posto fisso”. Invece, è proprio da lì che parte la rivoluzione per modernizzare finalmente questo Paese. E i giovani devono partecipare a questo processo».

Lei ha occasione di parlare con loro? Secondo lei, sono interessati a prendere parte a questo cambiamento?
«I giovani chiedono di essere interpellati. Spesso si lamenta la loro mancanza di partecipazione, ma perché non vengono coinvolti direttamente nello studio delle politiche giovanili, quando invece loro vogliono essere ascoltati.

Io provo a farlo in tutti i modi, usando anche i loro canali di comunicazione, i social, Twitch e ogni volta registro una partecipazione inaspettata. Nel mese di aprile abbiamo organizzato sulla piattaforma Giovani2030.it una consultazione online rivolta ai ragazzi della fascia 18-35 anni per sapere cosa sanno del Pnrr e cosa vogliono: hanno risposto in oltre 15mila, il 60% ragazze. Non ce lo aspettavamo. Ci ha fatto capire che c’è invece una grande voglia di sapere, ci ha aiutato a scoprire cosa i giovani pensano e cosa chiedono allo Stato. Ho portato i risultati al presidente Mario Draghi e al ministro dell’Economia Daniele Franco».

Cosa chiedono i giovani allo Stato?
«Un accompagnamento al lavoro, non il posto fisso ma un aiuto a prepararsi al mondo del lavoro, a trovare percorsi per rispondere a quello che il mercato del lavoro cerca. Ma in generale chiedono aiuto per una vera emancipazione. L’Italia ha la maglia nera dei neet, i giovani che non lavorano e non studiano, noi stiamo lavorando per combattere questa piaga. Un’altra richiesta forte è quella di formare i formatori e mi è sembrato un tema di grande maturità: hanno ragione, ci sono molte cose per loro ma poi a loro non arrivano, e loro vogliono essere informati».

Pochi giorni fa lei ha firmato un decreto che istituisce il Covige, il Comitato per la valutazione dell’impatto generazionale delle politiche pubbliche.

Di che si tratta?
«È un gruppo di lavoro con l’obiettivo di valutare le politiche che il governo sta mettendo in campo per i giovani: spesso si attuano politiche senza valutarne gli effetti. Voglio verificare che effettivamente migliorino la condizione dei giovani, che hanno sofferto più di tutti gli effetti della pandemia».

Di Fabiana Dadone