Non c’è dibattito, non c’è politica. Non c’è democrazia

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Ogni tanto i partiti fanno finta di litigare su qualche inezia, ma stanno tutti lì a vivacchiare nei palazzi. Senza idee, senza coraggio

Classi dirigenti sempre più inutili, sempre più un peso invece che una risorsa. Classi dirigenti che invece che guidare il paese ne rispecchiano il peggio. Egoismo, ipocrisia, conformismo. Frasi fatte, frasi vuote. Coi parlamentari accodati vilmente a qualche capetto di qualche corrente. Con la testa bassa in attesa che arrivi la fine del mese. Coi cittadini accodati vilmente a qualche Salvatore della Patria. Con la testa alta in attesa che si affacci al balcone. Alle ultime elezioni ha vinto il cambiamento ma poi è finita come al solito.

Han preso i voti e ne han fatto quello che han voluto loro. Onorevoli transumanze, onorevole abbuffate della parola data. Fino all’avvenuta restaurazione grazie alla pandemia. Coi partiti che volevano cambiare il paese ad inciuciare con quelli che l’hanno devastato. In nome del bene comune, ovviamente. Coi parlamentari ad arrampicarsi sugli specchi nel disperato tentativo di salvare la faccia e soprattutto lo scranno. Coi cittadini ad osannare il proprio Salvatore e a sputare su quello altrui. Egopolitica. Idolatria personale invece che idee.

Tifosi invece che cittadini. Attori invece che politici. Ognuno col suo pubblico da compiacere, ognuno col suo costume di scena, col suo copione. Nella speranza di strappare presto un ruolo da protagonista e salire su qualche palco prestigioso. Una democrazia finta, monca. Nessun dibattito, nessuna politica. Propaganda ormai venuta a noia. Mosce manovre dietro le quinte. Beghe personali. Accordi per qualche misera poltrona. Penosi tentativi di nascondere la propria resa al pensiero unico dominante. L’Italia dovrebbe essere un cantiere a cielo aperto in cui progettare il futuro e invece hanno ridotto perfino il Recovery ad una bega burocratica.

Altro che raccogliere le migliori energie per riformare un paese arretrato e marcio, altro che transizioni epocali. Il Recovery è la conferma che al di là delle solite chiacchiere alla fine la pensano tutti allo stesso modo. E anche se proprio hanno qualche idea divergente ormai se le cambiano come i calzini. Il giorno prima son nemici giurati, il giorno dopo ci vanno a cena. Fan finta di litigare solo sotto elezioni, poi nei palazzi alla lunga finisce tutto con una pacca sulla spalla.

Loro dentro, i cittadini fuori. I pochi che ancora ci credono a tifare sotto i balconi, gli altri disgustati che non votano nemmeno più. Il tutto tra gli applausi delle lobby e dei loro giornali. Evviva la restaurazione, evviva la democrazia monca, evviva la morte dalla politica. Tutto in nome delle proprie eterne carriere, in nome di quello che conta davvero. Se stessi. Il problema italiano è tutto culturale. Profonda deriva egoistica. La politica ne è solo una triste conseguenza. Una delle tante. Arrivismo, ipocrisia, conformismo.

Frasi fatte e frasi vuote. Salvatori della Patria e propaganda venuta a noia. La democrazia italiana risorgerà solo quando i cittadini la smetteranno di stare al gioco e si rimboccheranno le maniche per costruire una democrazia all’altezza delle loro nuove consapevolezze.
Tommaso Merlo