Non è andato tutto bene, dobbiamo far rinascere un paese diverso

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Posso dire che questo Paese dovrebbe dire BASTA a un certo numero di cose? BASTA con i talk show animati da ospiti incompetenti e onnipresenti, BASTA con gli appelli inascoltati e quindi inutili, BASTA con “l’assolutistica incertezza” di parti politiche non lasciano passare minuto senza cercare di lucrare e ingannare, non assumendo le responsabilità che competono.

La scena dei camion con le bare a Bergamo, lo strazio dei morti, che sono veri e non resuscitano come nei film, e del dolore dei loro cari dovrebbero essere il monito perché questo Paese cambi.

I canti sui balconi sono ormai fuori luogo, sguaiati. Siamo in guerra e dobbiamo pensare e agire in tal modo. Nulla è paragonabile ad ieri.

Chi ha responsabilità di comando le deve assumere a pieno titolo e non speculare per scaricarle su altri. Vero, governatore Fontana?

Chi ha le competenze mediche e le conoscenze di modelli deve comprendere se oggi vi sono presumibili allarmi all’orizzonte e agire rapidamente dando strumenti di conoscenza alle autorità. Milano non può essere la nuova Bergamo.

Il governo deve parlare in termini semplici e concreti e deve agire invocando gli strumenti della situazione. Nessuno deve perdere il lavoro è un auspicio, sostenuto dal più grande investimento per il lavoro fatto da un governo in Italia. Ma servono tempi certi e brevi perché i lavoratori devono continuare a vivere. Serve che le Banche eroghino prestiti d’onore a singole e piccole aziende, ora, subito. Questo serve prima di chiudere le attività produttive per mettere in sicurezza aree geografiche.

Siamo in guerra e allora è inutile pensare di poter restituire nel brevissimo i crediti che l’Europa concederà agli stati singoli. Si dovranno seguire le strade percorse per ricostruire l’Europa nel 1945, come insegna il professor Visco.

Siamo in guerra e i nostri soldati di oggi (dai medici ai servizi sociali agli addetti alle vendite) vanno sostenuti e a loro vanno garantiti gli strumenti minimi per non ammalarsi. Noi, che siamo a casa, veniamo dopo. E dobbiamo anche pensare subito a chi una casa non la possiede.

Siamo in guerra e allora se serve si chiudano rapidamente i canali di possibile ulteriore diffusione dei contagi. L’organizzazione del lavoro nel 2020 sarà differente, speriamo di poter lavorare ad agosto se questo indicherà che la guerra sia finita.

Siamo seri, rapidi, concreti. Non è andato tutto bene, per nulla. Il paese del mulino bianco oggi non c’è, dobbiamo ricostruirlo.

Dobbiamo lavorare per la rinascita di una altro Paese.                                                                          Dario Giove