Non ero più felice. Io sono uno che vive di sentimenti e impulsività

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E nel calcio di oggi non c’è nessuna della due. Mi sentivo un numero, uno che doveva segnare perché altrimenti veniva insultato. Ora sto da Dio anche se mi dicono che sono matto. In realtà nel calcio devi vivere una vita che non è reale. Hai un prezzo, un valore e vivi di regole. Il calcio oggi è uno schifo, un freddo business e una dittatura del risultato. Nessuno pensa a come stai. Non potere uscire dopo una sconfitta, suonare la chitarra o bere una birra per me era assurdo. Per non tradire il calcio ho preferito lasciarlo”.

Il pensiero di Osvaldo tocca anche Ronaldo e Messi.

“Ho ottenuto quello volevo, non volevo essere il migliore del mondo e non avrei potuto esserlo. Alcuni vivono così, al 100% di calcio ed è fantastico, ma io non volevo. Questo mi ha causato dei problemi, perché la gente voleva di più da me. Ronaldo non è nato per essere un genio come Messi. È una macchina, è più uno sforzo che un talento, ma ha lo stesso valore. A Cristiano piace tornare a casa e fare 150 addominali. A me piace fare il barbecue per l’asado. Messi? Non vorrei essere come Leo, avrei voluto giocare come lui. Poverino, non ha vita! Vive in una prigione d’oro. Non potrei essere qui a bere qualcosa. Forse a lui non interessa, mentre a me sì. A quei livelli non sei mai a casa. Compri la più grande televisione del mondo e poi non sei nel tuo salotto. Cosa compri a fare una Ferrari se per il centro degli allenamenti dista solo 15 minuti? Non mi è mai importato del denaro, ma, attenzione, ho anche speso in cose stupide”.

Fonte: Marca   CALCIO TOTALE