NON LASCIAMO NICOLA GRATTERI DA SOLO

0
62
Ed è anche per questo che nei mesi scorsi il ministero dell’Interno ha innalzato il livello di scorta al magistrato calabrese.
I nuovi e frequenti allarmi si aggiungo al progetto di attentato ai danni di Gratteri che nei mesi scorsi l’Fbi ha segnalato ai servizi segreti italiani. Un piano che emergeva da alcune intercettazioni dalle quali si evinceva come le cosche si stavano organizzando per attentare alla vita di Gratteri lungo il tragitto che dalla Locride ogni giorno il magistrato percorre per recarsi in ufficio a Catanzaro.
Tra queste ci sono “alert” ordinari che un magistrato che lavora in Calabria mette in conto. Ma ci sono anche segnalazioni più concrete delle altre secondo cui le cosche di ’ndrangheta stanno solo aspettando il momento giusto per colpire.
La tensione è altissima non solo perché i clan vogliano morto Gratteri. Questa non è una novità, ma l’aria negli ultimi mesi è cambiata per il procuratore calabrese la cui famiglia è stata messa sotto scorta e lui stesso costretto a muoversi con cinque jeep blindate una delle quali munita di “bomb jammer” per inibire, al suo passaggio, le frequenze che servirebbero ad azionare l’esplosivo attraverso un radiocomando.
Che l’attenzione sia alta e che tra le segnalazioni arrivate a Salerno sono gravi lo si percepisce anche da un episodio avvenuto il primo luglio quando, dopo gli appuntamenti istituzionali in prefettura, la visita a Catanzaro del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese si è conclusa con un incontro con il procuratore Gratteri avvenuto in forma privata. Una riservatezza non necessaria se quell’incontro fosse stato finalizzato solo ad esprimere solidarietà al magistrato calabrese originario di Riace.
(L. Musolino)